Nel fine settimana il Movimento 5 Stelle ha presentato i parlamentari che saranno candidati nel proporzionale a Camera e Senato, insieme al programma elettorale sintetizzato in 20 punti.

Rispetto alla precedente esperienza nelle politiche, la scelta dei candidati è risultata più flessibile, tanto che hanno potuto presentarsi, seppur con qualche distinguo, anche coloro che non erano ancora iscritti al Movimento. La scelta è servita a far entrare in lista anche candidati i cui nomi, seppur non legati direttamente alla politica, potessero essere riconosciuti e spendibili per acquisire consensi.

E così, i 5 Stelle potranno sbandierare, ad esempio, Elio Lannutti, Gregorio De Falco e Gianluigi Paragone a garanzia della propria credibilità, mandando in soffitta scie chimiche, sirene e qualsiasi altro mistero potesse essere ascritto ai blogger complottisti che in passato hanno fatto la fortuna dei grillini.

Si cresce, si cambia... specialmente, se c'è la possibilità, se non di governare, di ricevere almeno un incarico per farlo. Pertanto, valutare il programma di Governo dei 5 Stelle non è più un esercizio di stile.

Investimenti per nuove opportunità di occupazione, 2 miliardi di euro per la riforma dei centri per l’Impiego, aumento delle pensioni minime, riduzione delle aliquote Irpef, niente tasse per redditi fino a 10mila euro, riduzione del cuneo fiscale e riduzione drastica dell’Irap per le piccole e medie imprese, abolizione "reale" degli studi di settore, dello split payment, dello spesometro e di Equitalia, 10mila nuove assunzioni nelle forze dell’ordine, 10.000 nuove assunzioni nelle commissioni territoriali per l'immigrazione, risarcimenti ai risparmiatori truffati, aumento delle risorse per la Sanità Pubblica, più contributi alle famiglie, investimenti produttivi, superamento della Fornero.

Quelli sopra riportati sono i punti principali del programma a 5 Stelle. Quante siano le risorse necessarie ogni anno a supportare tali punti non è stato indicato, ma va aggiunto che è previsto anche uno stop a pensioni d’oro, vitalizi, privilegi, sprechi della politica e opere inutili, oltre alla riorganizzazione delle partecipate e della spending review della spesa improduttiva, per un totale di 50 miliardi.

Se quei 50 miliardi saranno necessari a coprire tutte le spese non è stato chiarito, ma quello che comunque è già evidente fin d'ora è che prima che siano disponibili saranno passati anni. Nelle predenti esperienze ci sono voluti 12 mesi ai commissari nominati per rivedere la spesa e i risultati ottenuti, seppur in gran parte poi disattesi dai governi, non erano arrivati ad indicare tagli di tale portata.

Mentre temi come la presunta incapacità dei 5 Stelle siano legati alla propaganda degli avversari politici e a coloro che sono preoccupati che possano d'un tratto finire le garanzie che in passato hanno fatto prosperare e sopravvivere alcune importanti aziende italiane, il tema delle risorse relative a coprire aumenti, investimenti, nuove assunzioni e riassestamenti vari rimane tutt'altro che risolto e ancora tutto da chiarire.