Tra i partecipanti all'evento il “Cortile di Francesco”, in corso ad Assisi fino al 17 settembre, da segnalare anche l'attuale governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. Quelle riportate di seguito sono alcune delle sue dichiarazioni.

Si comincia con la crescita economica

«Nel complesso del 2017 la crescita dovrebbe essere vicina all’1,5 per cento, per poi proseguire su ritmi simili nel prossimo anno. Anche la crescita dell’occupazione è in ripresa, nonostante il venir meno degli incentivi alle nuove assunzioni a tempo indeterminato.

Nei primi sei mesi dell’anno il numero degli occupati è salito di 130.000 unità. La ripresa coinvolge anche i più giovani, particolarmente colpiti dalla lunga recessione. Tra quelli con meno di 30 anni la percentuale di coloro che non hanno un lavoro né sono impegnati in un percorso formativo è diminuita di circa due punti tra il 2014 e il 2016 e ha continuato a ridursi nel 2017.

Attualmente si colloca poco al di sopra del 23 per cento, un livello ancora lontano da quelli di gran parte degli altri Paesi europei.»

Oltre alle riforme, l'attenzione di Visco è ricaduta anche sul tema del lavoro.

«I problemi strutturali dell’economia italiana, che hanno amplificato la crisi e ritardato la ripresa rispetto al resto dell’area, vanno affrontati proseguendo e accelerando i necessari interventi di riforma.

Questi dieci anni sono stati i peggiori della storia economica del nostro Paese in tempo di pace. Dal 2007 al 2013 il prodotto interno lordo è diminuito del 9 per cento; la produzione industriale di circa un quarto; gli investimenti del 30 per cento; i consumi dell’8.

Gli effetti più dolorosi si sono manifestati nel mercato del lavoro: nel 2014 il tasso di disoccupazione era pari a quasi il 13 per cento, più del doppio che nel 2007. Ancora oggi il prodotto è inferiore di circa il 6 per cento al livello di inizio 2008, il tasso di disoccupazione supera l’11 per cento.

Rispetto al resto dell’area euro l’Italia ha scontato i ritardi con i quali è stato avviato l’ammodernamento necessario a fare fronte alle sfide della globalizzazione, del cambiamento tecnologico e dell’unione monetaria.

La questione del lavoro, tanto difficile da creare, mantenere, trasformare, resta la questione centrale dei nostri giorni non solo sul piano dell’economia; essa riguarda l’integrazione sociale e la stessa identità personale di chi vive nel nostro Paese.»

Questa la ricetta proposta da Visco.

«Occorre un salto di qualità che richieda il concorso convinto di tutti: imprenditori, lavoratori, amministratori pubblici. Servono investimenti robusti in conoscenze ampie e diffuse, in competenze nuove e interconnesse, ingredienti essenziali per far fronte ai rischi per l’occupazione e attenuare le disuguaglianze che la rivoluzione digitale rischia di accentuare.»