Dopo tre mesi dall'inizio della campagna di vaccinazione, i numeri del contagio da COVID in Israele sono diminuiti.
Secondo gli ultimi dati di giovedì, Israele ha vaccinato oltre 5,1 milioni di persone (il 55,4% della popolazione), di cui quasi 4,4 milioni di persone (il 47,4% della popolazione) ha ricevuto la seconda dose.
A seguito di ciò, il numero di nuovi casi COVID giornalieri è sceso a 1.496, mentre la percentuale di nuovi positivi è scesa all'1,6% riuspetto ai tamponi effettuati. Gli attualmente positivi sono circa 24mila.
Con i numeri del contagio in calo e l'avvicinarsi del voto alle politiche che si terranno la prossima settimana, Netanyahu sta progressivamente allentandole le restrizioni e, ad esempio, ha consentito parziali riaperture per le strutture (auditorium, palazzetti dello sport e stadi) per lo svolgimento di eventi culturali e sportivi in presenza (per le persone vaccinate) a partire già da questo venerdì. Parziali riaperture anche per i voli in ingresso e in uscita dal paese.
Ma mentre gran parte della popolazione adulta in Israele è vaccinata, i palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza hanno finora ricevuto "in dono" dallo Stato ebraico 30mila dosi del vaccino russo Sputnik V e 2mila dosi del vaccino Moderna, mentre altre 60.000 dosi arriveranno tramite il programma COVAX.
Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est sono di fatto sotto occupazione e la sovranità del popolo palestinese è limitata dalle forze di sicurezza israeliane che da oltre 50 anni supportano la colonizzazione e lo sfruttamento di quelle terre. Gli occupanti, solerti nel rubare case, terreni e denaro (trattenendo il 30% delle tasse riscosse per conto dei palestinesi come ritorsione al fatto che l'ANP supporti le famiglie dei prigionieri politici nelle carceri israeliane) non si sono neppure sognati di chiedersi se fosse il caso di vaccinare anche la popolazione palestinese.
Così anche la pandemia, come dimostrano i dati appena riassunti, ha finito per sottolineare l'assurdità di quanto sta accadendo in Medio Oriente nell'indifferenza e nel menefreghismo più assoluto dei democraticissimi Stati occidentali che, invece, si gonfiano di ammirazione nel citare come esempio da seguire la campagna vaccinale messa in atto dallo Stato ebraico.
Per completezza d'informazione, è da citare anche il fatto che Israele ha però somministrato la prima dose del vaccino COVID anche a 105mila palestinesi... quelli che hanno un permesso per lavorare in Israele o negli insediamenti dei coloni in Cisgiordania, mentre la seconda dose sarà somministrata loro a partire dal 4 aprile. In questo caso la vaccinazione era inevitabile!