C’è un vecchio detto popolare, ispirato da una favola di Esopo, che in questi giorni probabilmente continua ad agitare i pensieri del Capo dello Stato: “La gatta frettolosa fece il gattino cieco” !

Nonostante sia trascorso oltre un mese dalle elezioni politiche il presidente Mattarella è tuttora alla ricerca, infatti, del come dare un governo al Paese.

La verità è che grazie ad una legge elettorale a dir poco scellerata, il 4 marzo dalle urne non è uscito un unico vincitore in grado di formare il governo.

Gli elettori, per contro, hanno indicati con chiarezza gli sconfitti ed è paradossale che, in queste settimane, siano proprio gli sconfitti a mettersi di traverso alla nascita di un possibile governo.

Da un lato persiste di fatto il rifiuto irragionevole del PD anche solo a partecipare alla ricerca di una soluzione.

Eppure, anche se ridimensionato il PD resta comunque la seconda forza politica, anche se schiavo dei capricci infantili di un irresponsabile ex segretario che, per presuntuosa arroganza, si oppone alla possibilità che il partito partecipi alla formazione del governo. 

Dall’altro lato, invece, ci si scontra con l’irragionevole incaponimento di un Berlusconi che pretende di proporsi ancora come primo attore della politica italiana, e ciò nonostante FI sia solo il quarto partito e continui ad essere in caduta libera nei sondaggi.

La ridicola sceneggiata, che solo poche ore fa il guitto Berlusconi ha esibita nella Loggia d’onore del Quirinale, conferma peraltro che Salvini subisce senza batter ciglio le incontinenze del padre-padrone di FI nel rispetto di vincoli non del tutto trasparenti.

Ora però, mentre l’elettorato ha indicati con certezza i perdenti, ha invece fatto sì che primeggiassero forze politiche che per loro stessa natura sono inconciliabili.  

È vero, infatti, che con quasi undici milioni di voti il M5S si è affermato primo partito, vantando sia alla Camera che al Senato le rappresentanze parlamentari più numerose, però è altrettanto vero che la sedicente coalizione di centrodestra, anche se ambigua nel suo stare insieme, può contare su un numero maggiore di rappresentanti sommandone i diversi gruppi parlamentari.

Nei due giri di consultazioni il Capo dello Stato non può non essersi reso conto della incompatibilità tra M5S e CDX, e probabilmente ha persa ogni speranza che la crisi possa essere superata dalla sola volontà delle parti in causa.

Peraltro il precipitare della situazione internazionale, con l’inizio dei bombardamenti sulla Siria da parte di tre alleati dell’Italia, esercita sul presidente della Repubblica una ulteriore pressione spintonandolo a trovare una via di uscita dallo stallo per dare al più presto al Paese un governo nel pieno delle sue funzioni.

Appare grottesco, infatti, che a gestire la politica internazionale in queste ore sia un governo, quello Gentiloni, composto proprio dagli sconfitti del 4 marzo !

Lo scenario, pur preoccupante, difficile ed ingarbugliato comunque non spingerà Mattarella, riflessivo e per sua indole non decisionista, a fare scelte improvvise e non calibrate.

Tanto è vero che ha rinviate ancora di qualche giorno le sue decisioni forse confidando in cuor suo, con un rimasuglio di ottimismo, che tra Di Maio e Salvini possa spuntare l’insperato bocciolo di una armonia almeno momentanea.

D’altra parte il presidente della Repubblica ha già dato prova di essere contrario ad un ritorno alle urne, peraltro improponibile con la stessa legge elettorale, per cui sul tavolo del Quirinale non resterebbero che poche ipotesi di lavoro per uscire dalla crisi.

La prima ipotesi potrebbe essere quella di affidare, al presidente del Senato o della Camera, l’incarico di interpellare le forze parlamentari per esplorare quali eventuali proposte concrete potrebbero emergere da incontri meno formali delle consultazioni.

La seconda ipotesi potrebbe essere, invece, quella di affidare, a Salvini o ad altra personalità della Lega, un pre incarico con mandato esplorativo per verificare se esistano le condizioni in Parlamento per formare una maggioranza.

Ipotesi, questa, che presenta un elevato rischio politico per la persona incaricata in caso di insuccesso. Per questo Salvini ha ripetuto più volte che non intenda affatto fare il cercatore di voti in Parlamento, e la possibile indicazione di un altro rappresentante della Lega ricorda tanto la sindrome del “vai avanti tu che a me viene da ridere”.

Una terza ipotesi potrebbe essere quella di conferire l’incarico ad una personalità terza, estranea alle forze parlamentari, per dar vita ad un governo a termine che, con il più ampio coinvolgimento possibile, rappresenti l’Italia ai prossimi appuntamenti europei, affronti le emergenze dei conti pubblici e predisponga una nuova legge elettorale.

Una ipotesi quasi certamente indigeribile sia per Di Maio che per Salvini i quali, impossibilitati a realizzare i loro programmi, si esporrebbero alla perdita di larga parte dei consensi ottenuti il 4 marzo.

Purtroppo il pericolo che nasca un gattino cieco è dietro l’angolo.