La trattativa Alitalia prosegue tra alti e bassi. Gli alti sono rappresentati dagli accordi con i sindacati che trattano le condizioni dei lavoratori (dall'applicazione del contratto nazionale alla cassa integrazione) che vengono più o meno soddisfatti in tutte le loro richieste perché la compagnia, impegnata nella vendita, non vuole offrire ai compratori una società dove insieme ai debiti ci siano anche dei dipendenti in agitazione. I bassi, invece, sono rappresentati da tutto il resto.

Secondo quanto dichiarato giovedì dal ministro dello Sviluppo Calenda in un'intervista a Radio Capital, i "potenziali" acquirenti Alitalia vorrebbero attendere la formazione del nuovo governo prima di fare le offerte definitive.

Oggi, il Consiglio dei ministri approverà l'ennesimo decreto legge sia per la proroga del prestito ponte da 900 milioni concesso dal governo ad Alitalia che dei termini di vendita del gruppo.

Per Calenda, a fermare la conclusione della vendita Alitalia c'è sempre un nuovo ostacolo. Prima vi era quello dello svolgimento delle elezioni, adesso quello della formazione del governo... e naturalmente, quando il governo sarà formato, il problema della vendita passerà nelle mani di un nuovo ministro!

Nel frattempo, l’Antitrust Ue ha fatto sapere di aver avviato un'indagine per verificare se il prestito ponte concesso ad Alitalia sia da considerare o meno come un aiuto di Stato. Nel caso la Commissione europea ritenga plausibile tale ipotesi, può ordinare al governo italiano di rientrare immediatamente del prestito.

Secondo Bruxelles il prestito può aver superato il limite temporale imposto dalle leggi che proteggono la concorrenza in Europa. Infatti, la durata dell’aiuto, che per i "prestiti di salvataggio" non deve superare i sei mesi, nel caso di Alitalia dovrebbe estendersi fino a 18 mesi. A questo va ad aggiungersi la cifra messa a disposizione dal governo, che dall'Ue potrebbe non essere considerata come limitata "al minimo necessario", come invece richiesto.

A questo punto è lecito pensare che i possibili acquirenti, più che attendere un nuovo governo come continua a ripetere Calenda, attendono solo che Alitalia imploda per poi aggiudicarsene i resti, rotte in testa, a costi decisamente più bassi.