Il 22 marzo si celebra la giornata mondiale dell'acqua. Una giornata che dovrebbe farci riflettere sul fatto che quello che è per noi un bene primario cui possiamo accedere con facilità in qualsiasi momento del giorno, per altri non è così, tanto che nel mondo, secondo l'UNICEF, sono oltre 700 i bambini che ogni giorno muoiono per malattie legate all'acqua non pulita e alle scarse condizioni igienico-sanitarie.

Questo perché nel mondo, ancora oggi, sono circa 2,1 miliardi di persone che non hanno accesso a fonti di acqua pulita, mentre almeno 263 milioni di persone impiegano più di 30 minuti per raccogliere acqua. Ovviamente, in simili condizioni, in una comunità ad essere i più colpiti finiscono per essere i più deboli, a partire dai bambini.

«La mancanza d’acqua innesca un circolo vizioso per cui, tra fonti contaminate e servizi igienico-sanitari carenti, le probabilità di contrarre patologie potenzialmente letali per i più vulnerabili, come i bambini, aumentano pericolosamente - ha dichiarato Daniela Fatarella, vice-direttrice generale di Save the Children. - A questa catena di conseguenze negative si aggiungono ulteriori anelli nel caso della siccità, che è accompagnata da complicazioni quali l’insicurezza alimentare e, dunque, dalla diffusione di elevati livelli di malnutrizione.»


«Quando un bambino ha accesso ad acqua sicura è meno esposto a rischi e pericoli vitali per la sua crescita. L'accesso all'acqua ancora oggi rimane un "lusso" per miliardi di persone in tutto il mondo - è quanto afferma Giacomo Guerrera, Presidente dei UNICEF Italia. - In diversi paesi, bambini anche molto piccoli percorrono ogni giorno chilometri di strada per raccogliere acqua pulita per se stessi e le loro famiglie, trasportando taniche generalmente del peso di 20 chili. Durante il tragitto i bambini possono essere attaccati, correndo diversi rischi. Il tempo impiegato, inoltre, è tempo sottratto alla possibilità di studiare e giocare. Dobbiamo garantire a tutti loro un accesso adeguato ad acqua sicura e ai servizi igienico-sanitari e la possibilità di vivere e crescere in salute.»

Nell’Africa orientale, la siccità, unita ai conflitti endemici dell’area, ha condotto nel 2017 alla peggiore carestia degli ultimi anni. L’impossibilità di coltivare e la morte del bestiame causate dalla mancanza d’acqua hanno portato a una gravissima insicurezza alimentare che ha colpito 21 milioni di persone in Somalia (1,2 milioni di bambini malnutriti), Etiopia (3 milioni di bambini e donne incinte o in allattamento malnutriti, dei quali 333.500 bambini affetti da malnutrizione grave acuta), Kenya (circa 483.000 bambini malnutriti) e Sud Sudan (1,8 milioni di bambini e donne incinte o in allattamento malnutriti).
L’anno scorso, inoltre, sono stati registrati più di 131.200 casi di diarrea acuta e colera tra Etiopia, Somalia e Kenya.

«Gli effetti della siccità sui bambini sono devastanti e non si limitano ai rischi sanitari - ha aggiunto Daniela Fatarella, vice-direttrice generale di Save the Children. Nei paesi colpiti in modo più pesante da questo fenomeno, come la Somalia, il livello di stress al quale la popolazione è sottoposta accresce il rischio di violenza e abusi. L’esigenza di contribuire in ogni modo alla sussistenza della famiglia, inoltre, conduce spesso alla separazione di famiglie, allo sfruttamento dei minori e alla loro fuoriuscita dal sistema educativo. Il futuro di questi bambini, quando saranno abbastanza fortunati da averne uno, potrebbe essere irrimediabilmente compromesso.»