Ieri il ministro Padoan, e non solo lui, ha partecipato al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Fatto del tutto scontato per un ministro dell'Economia in carica, un po' meno scontate alcune delle dichiarazioni da lui rilasciate.

«Non credo che questo risultato [ripresa dell‘economia italiana, ndr.], che ritengo acquisito, sia merito unicamente della ripresa della domanda mondiale

Già questa affermazione lascia qualche perplessità. Infatti, qualsiasi economista degno, anche per sbaglio, di tale nome sa che crescita e descrescita economica di un paese sono determinate dal sistema economico in cui opera. L'Europa cresce e anche l'Italia cresce. Se quello che dice Padoan fosse vero - che la crescita è anche merito di ciò che gli ultimi governi hanno fatto - dovrebbe anche spiegarci perché l'Italia, tra i paesi europei e non, è quello che fa parte del gruppo dei paesi che crescono meno?
Questo è il primo perché che Padoan non ci ha spiegato. A lui sarà chiaro, ma non a tutti. Una spiegazione era più che dovuta.

Ma Padoan non si è fermato qua nel fornire valutazioni degne di una sibilla, dicendo anche di non essere per nulla preoccupato per il rafforzamento dell'euro - anche nel caso esso ritorni a quota 1,20 - perché ciò avrà un impatto limitato sull'economia italiana. Perché?

Anche in questo caso, Padoan non ha ritenuto importante darci una spiegazione, anche un vago chiarimento. Può darsi che l'Italia esporti solo prodotti di alta qualità ed abbia poca o nulla concorrenza da parte di aziende di altri paesi in quei mercati di eccellenza in cui opera e, pertanto, che l'euro si rafforzi è un elemento di poca importanza per certi clienti che continueranno comunque ad acquistare e lo faranno comunque rivolgendosi alle aziende europee e, soprattutto, italiane.

Ma è mai possibile credere che questa sia la spiegazione? Sinceramente, no! Anche perché persino gli Statio Uniti che esportanto prodotti di alta tecnologia beneficiano di un dollaro debole in relazione al commercio estero. E allora perché Padoan ha fatto tale affermazione? Non lo ha spiegato e noi non possiamo saperlo.

Infine, da segnalare un'ultima dichiarazione di Padoan che non può non sorprendere. Secondo il ministro le risorse a disposizione nella prossima legge di bilancio sono limitate e vanno pertanto indirizzate solo verso alcuni provvedimenti e, tra questi, la priorità è rivolta all'occupazione giovanile.

Perché? Boh! Adesso sentiamo giornalmente peana da parte di ministri, parlamentari e politici della maggioranza con cui celebrano la "fantastica" ripresa economica e, "incredibilmente", quest'anno sembrano esserci meno risorse da spendere rispetto agli anni scorsi. Perché? Padoan non ce lo ha spiegato.

E non ci ha spiegato neppure perché tali risorse dovrebbero essere necessarie all'occupazione giovanile. Infatti, ogni volta che il segretario del PD, l'ex presidente del consiglio Matteo Renzi, ci informa che solo grazie a lui e al Jobs Act, da febbraio 2014 (la sua riforma del lavoro è entrata in vigore da gennaio 2015) si sono creati quasi 1 milione di posti di lavoro.

Ma se tutto questo è vero, allora perché fare un nuovo provvedimento sul lavoro dedicato non solo ai giovani, visto che dovrebbe essere esteso anche ai 29enni mentre per l'Europa i giovani hanno al massimo 25 anni? Ma il Jobs Act non aveva funzionato benissimo?

Ma anche questo perché non ha avuto spiegazione da parte di Padoan. Inutile dire la piena soddisfazione di platea e commentatori per le dichiarazioni del ministro dell'Economia. Quindi, anche in questo caso, non possiamo non chiederci, perché?