Alle politiche Liberi e Uguali si presenterà autonomamente, senza apparentamenti, senza paracadute per i propri candidati. Una scelta in linea per segnare la differenza tra ciò che dovrebbe essere una politica di sinistra rispetto a quanto finora fatto nella sua esperienza di governo dal Partito Democratico.

Al di là del giudizio che ognuno può dare di tale scelta, giusta o sbagliata che sia, la decisione di LeU di presentarsi alle prossime elezioni politiche con una lista autonoma è comunque logica e coerente.

Il Pd, durante gli ultimi anni di governo, ha votato leggi che poco o nulla avevano a che fare con politiche di sinistra. Questa la valutazione degli scissionisti del Partito che hanno contribuito a dar vita alla nuova formazione politica di cui il presidente del Senato Pietro Grasso è leader e portavoce.

Però, oltre alle politiche, il 4 marzo si voterà anche per le regionali in Lazio e Lombardia, due regioni non certo di poco conto. Il Pd, nel Lazio, cercherà di riconfermare Nicola Zingaretti con un nuovo mandato, mentre in Lombardia, a sfidare centrodestra e 5 Stelle ci sarà Giorgio Gori.

In queste ore, il Pd cerca di convincere i vertici locali (di quelle regioni) e nazionali di LeU a siglare un patto di alleanza per presentare una lista unica in Lazio e Lombardia. Forse, in Lazio, l'accordo potrebbe già essere concluso.

Qualunque sia l'esito delle trattative tra Pd e LeU, è sorprendente come i vertici di Liberi e Uguali non riescano a capire che l'unica possibilità di prendere voti alle politiche sia quella di tracciare un solco netto con il Partito di Renzi e con chi lo rappresenta, sia a livello nazionale che a livello locale.

Infatti, il renzismo si è insinuato in tutto il partito, accaparrandosi anche le posizioni che controllano gli enti locali, fino ai circoli... o almeno quelli che ci sono rimasti. Pertanto, un candidato Pd alla presidenza della regione se viene proposto come nuovo o riconfermato, non potrà che essere un fedele servitore dei desiderata di Renzi e farà, alla lettera, ciò che il segretario del Pd gli ordinerà. Altrimenti non potrebbe essere candidato.

A conferma di ciò, la tragica figura di Nicola Zingaretti che per supportare la politica anti 5 Stelle del Pd ha accettato di sabotare il piano rifiuti della regione Lazio solo per far ricadere la malagestione dello smaltimento di quelli romani sulla giunta Raggi.

Se Zingaretti non avesse accettato di sottoporsi a questi "mezzucci", che sono il marchio di fabbrica di Renzi e del renzismo, non sarebbe stato ricandidato dal Pd alla presidenza della regione. E sì non è tanto diffcile da capirlo. Ma Liberi e Uguali non riesce a vedere una verità così lamPante, tanto che medita di supportare, almeno nel Lazio, la candidatura di Nicola Zingaretti.

Ma perché una sinistra che dovrebbe promettere di fare cose di sinistra non riesce a capire che venire a patti con il Pd, in questo momento, anche per accordi locali, significherebbe deludere la speranza di moltissimi elettori che aspirerebbero a votare un partito che, realmente, prometta di fare qualcosa di sinistra? È tanto difficile da capire? In questo momento parrebbe di sì.

Va da sé che un qualsiasi accordo alle regionali con il Partito Democratico, significherà per Liberi e Uguali chiudere l'esperienza politica appena nata per mancanza di elettori, a meno che già il solo parlare di possibili accordi con il Pd non sia già stato sufficiente a compromettere il futuro del neo partito. Ed io voti persi da LeU non andranno certo ad alimentare il Pd, quanto l'ìastensionismo o i 5 Stelle.