"La Direzione del Pd aprirà ufficialmente la fase post-elezioni e definirà il calendario della vita del partito per i prossimi mesi." Questo è quanto ci riassume l'organo ufficiale del Pd. E in attesa di conoscere quale sia il destino del Pd, in funzione delle dichiarazioni dei "renziani" o "ex renziani" durante lo svolgimento della riunione, possiamo comunque immaginarcelo dopo l'intervista rilasciata dal loro capo, o ex capo, al Corriere.

«Il mio ciclo alla guida del Pd si è chiuso. Sono stati 4 anni difficili ma belli. Abbiamo fatto uscire l’Italia dalla crisi. Quando finirà la campagna di odio tanti riconosceranno i risultati. Ma la sconfitta impone di voltare pagina. Tocca ad altri. Io darò una mano: noi non siamo quelli non che scendono dal carro, semplicemente perché il carro lo hanno sempre spinto. Continuerò a farlo con il sorriso: non ho rimpianti, non ho rancori.»

Così inizia Renzi la sua intervista. Considerando che finora Renzi ha fatto sempre l'esatto contrario di ciò che ha detto, l'assenza di rimpianti e rancori sarà la guida per una resa dei conti fatta di trappole e dispetti che caratterizzerà la vita del Pd nei prossimi mesi. In fondo, questa è la natura che "governa" il personaggio e questa è la sua idea di politica, perché la dovrebbe cambiare?

Per chi non volesse leggersi per intero l'intervista, il suo riassunto è la naturale riproposizione del renzismo cui abbiamo assistito finora. Nel momento in cui Renzi ammette i propri errori e se ne addossa la responsabilità, contemporaneamente fa cadere anche su altri le sue colpe, finendo così per assolvere se stesso. Una "presunta" abilità retorica nel dire e non dire, nell'affermare e, allo stesso tempo, nel negare ciò che è stato detto in precedenza cui Renzi non rinuncia, avendoci costruito la sua carriera politica, ma che non può che finire per annoiare chiunque abbia la pazienza di seguire il pur esile filo logico dei suoi ragionamenti, o supposti tali.

Eccone un chiaro esempio in un passaggio dell'intervista: «Le mie dimissioni non sono un fake. Ho seguito le indicazioni dello Statuto e dunque sul nuovo segretario deciderà l’assemblea. Rispetteremo la volontà di quel consesso. Sui nomi non mi esprimo; anche perché sono tutte persone con cui ho lavorato per anni. Io non parlo male di loro; li rispetto, li difendo. E se qualcuno ha cambiato idea su di me, è libero di farlo. Vedo in giro qualche fenomeno spiegare che abbiamo sbagliato tutto; però non riescono a dirci perché, nelle regioni che governano loro, il Pd è andato peggio della media».

Ma nel momento della concretezza, ecco che la vera natura di Renzi si svela in tutto il suo "senso pratico": «Altro che Giglio magico isolato. Qualche dirigente medita il trasformismo? Forse. Del resto la viltà di oggi fa il paio con la piaggeria di ieri. E se per caso in futuro dovessimo tornare, sarebbe accompagnata dall’opportunismo di domani. I mediocri fanno sempre così: hanno scarsa fantasia, i mediocri. Ma il nodo non è il dibattito interno. Capisco sia importante il nome del nuovo segretario; ma è più importante il nome del nuovo premier. Tutti parlano di noi, nessuno parla della crisi istituzionale in cui ci troviamo».

Ed ecco poi che lo sconfitto, vuole comunque dettare la linea del partito: «Non esiste governo guidato dai 5 Stelle che possa ottenere il via libera del Pd. Non è un problema di odio che i grillini hanno seminato. E non è solo un problema di matematica, visto che i numeri non ci sono o sarebbero risicatissimi. I grillini sono un’esperienza politica radicalmente diversa da noi. Lo sono sui valori, sulla democrazia interna, sui vaccini, sull’Europa, sul concetto di lavoro e assistenzialismo, di giustizia e giustizialismo. Abbiamo detto che non avremmo mai fatto il governo con gli estremisti, e per noi sono estremisti sia i 5 Stelle che la Lega. L’unico modo che hanno per fare un governo è mettersi insieme, se vogliono».

Inoltre, colui che diceva di essere stato costretto dalla sconfitta elettorale causata da Bersani a fare accordi con Berlusconi, ecco che cosa dice adesso a proposito di un'alleanza con i 5 Stelle: «Non esiste governo guidato dai 5 Stelle che possa ottenere il via libera del Pd. Non è un problema di odio che i grillini hanno seminato. E non è solo un problema di matematica, visto che i numeri non ci sono o sarebbero risicatissimi. I grillini sono un’esperienza politica radicalmente diversa da noi. Lo sono sui valori, sulla democrazia interna, sui vaccini, sull’Europa, sul concetto di lavoro e assistenzialismo, di giustizia e giustizialismo. Abbiamo detto che non avremmo mai fatto il governo con gli estremisti, e per noi sono estremisti sia i 5 Stelle che la Lega. L’unico modo che hanno per fare un governo è mettersi insieme, se vogliono».

E tanto per chiarire la sua idea riguardo a cosa potrà accadere in Italia nel prossimo futuro, ecco che cosa Renzi auspica: «Noi purtroppo siamo il quarto gruppo parlamentare, non più il primo: gli appelli alla responsabilità sono sempre utili, ma si rivolgono soprattutto ai gruppi più grandi. La palla oggi è in mano alle destre e ai 5 Stelle. Vediamo se e come sapranno giocarla».

L'affermazione finale, è poi quanto mai premonitrice del disegno politico di Renzi: «Di partiti in Italia ce ne sono anche troppi. Io sto nel Pd in mezzo alla mia gente. Me ne vado dalla segreteria, non dal partito».

Le parole sopra riportate, alla luce di quanto detto in precedenza, vanno pertanto interpretate nel modo seguente: "Farò di tutto perché in Italia si formi un governo di destra, che comunque sarà inviso a gran parte degli italiani nel giro di qualche tempo, come accade a chiunque governi, in special modo se non riuscirà a mantenere alcuni "cavalli di battaglia" utilizzati come propaganda nelle politiche [cosa di cui Renzi è certo]. Contemporaneamente, oltre a minare in qualsiasi modo il cammino del governo, farò implodere il Partito Democratico, cercando di annientarlo definitivamente, in modo che siano commentatori ed elettori a renderne evidente la fine del suo percorso. A quel punto, mi vedrò costretto a dar vita a ciò che tutti mi suggeriranno di fare... un nuovo partito... nonostante non fosse mia intenzione".