In seguito alla guerra in Ucraina ed all’annessione della Crimea da parte della Russia nel marzo 2014, l’Unione Europea ha  varato una serie di sanzioni di carattere politico, restrittivo ed infine anche di carattere economico contro la Russia.

Queste sanzioni, come era facile prevedere, non hanno causato alla Russia alcun serio problema. Sono servite unicamente a  cercare di convincere l'opinione pubblica europea che l'Europa esiste e che se vuole può far sentire la sua voce quando occorre. Questa sensazione, semmai sia stata percepita dagli europei, lo è stata solo per pochi giorni, perché nessuno sembra più ricordarsene.  Neppure i governi che le hanno imposte, dato che Putin, oltre a continuare a rifornire di gas mezza Europa, è anche diventato un punto di riferimento della guerra contro l'Isis.

Ma quale è stato il risultato concreto del loro utilizzo? Per quanto riguarda la Russia, sembrerebbe nullo, per quanto riguarda l'Italia hanno avuto un costo per l'export del nostro paese, quantificato in una ricerca della CGIA di Mestre in 3,6 miliardi di euro in poco più di un anno e mezzo.

Infatti, bisogna ricordare che la Russia, per ritorsione, ha a sua volta imposto delle restrizioni, circoscritte principalmente al proprio settore pubblico, vietando le importazioni di beni dai paesi europei.

In termini assoluti, la quasi totalità dei beni che sono stati coinvolti dal divieto di esportazione riguarda il settore manifatturiero. Però  va detto che seppure con incidenza minore, la vendita di prodotti agricoli alla Russia è quasi totalmente  cessata.

Qualche numero in dettaglio. La diminuzione delle  vendite nel settore dei macchinari è stata di 648,3 milioni di euro,  nell’abbigliamento di 539,2 milioni di euro, negli autoveicoli  di 399,1 milioni di euro, nelle calzature/articoli in pelle di 369,4 milioni di euro, nei prodotti in metallo di 259,8 milioni di euro, nei mobili di 230,2 milioni e nelle apparecchiature elettriche di 195,7 milioni.

Le regioni italiane che più hanno risentito delle restrizioni russe sono state soprattutto la  Lombardia (-1,18 miliardi), l'Emilia Romagna (-771 milioni) ed il Veneto (-688,2 milioni), pari al  72% del totale del calo dell’export italiano.
 
Se non verranno rinnovate, le sanzioni dell'Europa contro la Russia finiranno il 31 luglio di quest'anno.