Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, appresa la triste notizia degli incidenti sul lavoro che hanno provocato, a Taranto e a Roma, la morte di due operai, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Ogni morte sul lavoro costituisce una ferita per l'Italia e una perdita irreparabile per l'intera società. Non è ammissibile che non vengano adeguatamente assicurate garanzie e cautele per lo svolgimento sicuro del lavoro».

Così, in un comunicato stampa, il Quirinale ricorda che morire per lavorare non è normale, non è accettabile, non è ammissibile. Il Quirinale ha fatto bene a rilasciare quel comunicato, anche se si è dimenticato di aggiungere che le garanzie devono essere assicurate anche al sacrosanto diritto di manifestare.

E, pertanto, Mattarella avrebbe dovuto aggiungere al tragico elenco del suo comunicato la città di Piacenza, per la morte di Abd Elsalam, per il quale si è svolta ieri una manifestazione organizzata da USB che ha visto sfilare in corteo oltre 7000 lavoratori anche per "denunciare lo sfruttamento in un settore come quello della logistica dove la precarietà e l'illegalità sono sistema", secondo quanto dichiarato dai Sindacati di Base.

In ogni caso, il comunicato del Quirinale ha portato l'attenzione su un problema che il Governo, finora, non ha neppure preso in considerazione. Il presidente del Consiglio Renzi, in ogni occasione, ricorda che grazie alla sua riforma del lavoro in Italia dal febbraio 2014 (sic!), sono stati creati quasi 600 mila posti lavoro. E lui, per questo motivo, è soddisfattissimo.

A parte la confusione tra numero di occupati, cifra a cui lui fa riferimento, e posti  di lavoro che non è proprio la stessa identica cosa, quello che Renzi e i suoi sostenitori non vogliono ricordare è che il Jobs Act ha ridotto, e molto, i diritti dei lavortatori, compreso anche quello relativo alla rappresentanza sindacale.

Vi è un nesso tra il Jobs Act e le morti sul lavoro? Lo possono solo dire i dati e le statistiche che, al momento, non incoraggiano di certo ad escluderne la possibilità. Senza che abbia suscitato molto clamore, a giugno 2016 l'Inail ha pubblicato un documento intitolato "DENUNCE 2015: MENO INFORTUNI, PIÙ DECESSI".


Senza dare un'interpretazione ai dati acquisiti, l'Inail faceva notare l'incongruità tra la diminuzione del numero delle denunce per infortuni sul lavoro e l'aumento di quello dei casi di morte sul lavoro: "Per  le  denunce  d’infortunio  mortale,  il  2015  è  stato,  invece,  un anno  particolarmente  negativo con un aumento dell’8,2% rispetto al 2014".

È possibile che ciò sia da attribuire al caso, alla sfortuna, al destino cinico e baro... Non si può escludere. Ma prima di farlo, sarebbe anmche opportuno che la diminuizione dei diritti sul lavoro e l'aumento delle morti sul lavoro diventi anche oggetto di discussione, dibattito e approfondimento, almeno per poter escludere, con certezza assoluta, qualsiasi responsabilità da parte del Jobs Act.

Stiamo parlando della vita delle persone. Ma nessuna discussione finora è stata fatta.