L'aggravarsi della crisi in Sudan, colpito da inondazioni che dopo mesi di piogge hanno provocato almeno 83 morti e coinvolto più di 146.000 persone, richiede un immediato stanziamento di nuovi fondi per rispondere all’emergenza. Lo afferma Save the Children.

La ong svizzera, che è presente sul campo per fornire alle famiglie che vivono negli Stati di Gezira e del fiume Nilo forniture urgenti per l'alloggio, l'igiene e la salute, ritiene sia necessario molto di più per far fronte ai crescenti bisogni. Con il perdurare degli acquazzoni nei prossimi giorni e settimane potrebbero verificarsi altre perdite di vite umane e di abitazioni. Secondo le previsioni, infatti, le piogge dureranno fino a settembre.

Il Sudan sta vivendo il suo quarto anno consecutivo di alluvioni anormalmente estese con precipitazioni superiori alla media che hanno causato più di 80 morti e distrutto parzialmente o completamente quasi 44.000 case in tutto il Paese. Interi villaggi sono stati sommersi e molte famiglie hanno perso tutti i loro beni.

Le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza in sei delle diciotto province del Paese. Tra le aree più colpite ci sono il Darfur centrale e meridionale, il fiume Nilo e il Darfur occidentale. Le valutazioni in corso indicano che le inondazioni hanno danneggiato anche diverse aree nello stato di Gezira.

Save the Children esorta i donatori a riconoscere la gravità della crisi delle inondazioni in Sudan e a stanziare nuovi fondi per rispondere ai bisogni immediati dei bambini e delle loro famiglie. Il piano di risposta umanitaria per il Sudan è attualmente finanziato per meno di un terzo, lasciando un grave vuoto nei settori della salute, degli alloggi e della protezione dei bambini.

Il territorio del Sudan è particolarmente vulnerabile agli impatti dell'emergenza climatica. Gli eventi meteorologici estremi che si sono verificati nel corso di diversi decenni hanno eroso la resilienza della nazione di fronte a fenomeni come inondazioni e siccità. Negli ultimi anni le regioni settentrionali del Sudan hanno assistito all'avanzamento del deserto del Sahara verso sud di quasi un miglio ogni anno e a una diminuzione delle precipitazioni annuali medie del 15-30 per cento. Il Sudan è inoltre uno dei 20 Paesi più vulnerabili a livello globale ai danni derivanti dall'aumento della frequenza di grandi eventi alluvionali.

"Quelle di questi giorni sono alcune delle peggiori alluvioni che abbiamo visto in Sudan, un Paese che non è certo nuovo alle alluvioni. Stiamo assistendo a intere comunità spazzate via dall'innalzamento delle acque, con famiglie che fuggono con i soli vestiti che hanno addosso. Non abbiamo ancora visto la fine di questo disastro: le piogge continuano a cadere e si prevede che continueranno fino a settembre”, ha dichiarato Arshad Malik, direttore di Save the Children in Sudan, che sta attualmente monitorando le comunità colpite dalle inondazioni nello Stato di Gezira. "Il personale di Save the Children - ha aggiunto Malik - è sul campo nelle aree più colpite, per portare aiuti a chi ne ha più bisogno. Sono incredibilmente orgoglioso di questi uomini e donne che si stanno mettendo in gioco per aiutare i bambini e le famiglie a mettersi in salvo e ad andare avanti in mezzo a tutta questa distruzione. Una cosa è avere inondazioni così devastanti ogni 100 anni, in Sudan invece stiamo assistendo a inondazioni ben più regolari e più feroci. Non possiamo aspettarci che le famiglie siano in grado di riprendersi anno dopo anno, alluvione dopo alluvione. Il Sudan, come le aree circostanti, sta subendo i peggiori impatti della crisi climatica pur avendo contribuito meno di tutti alle sue cause. Chiediamo ai leader dei Paesi più inquinanti del mondo - compresi i politici, le aziende e le élite ricche - di affrontare le cause profonde della crisi climatica per il bene delle generazioni attuali e future di bambini".

In Sudan, la peggiore crisi alimentare degli ultimi decenni sta mettendo a rischio la vita di milioni di bambini. L'impatto combinato del conflitto, del cambiamento climatico, del COVID e dell'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, infatti, ha lasciato quasi 12 milioni di persone - ovvero un quarto della popolazione - alle prese con un'estrema carenza di cibo.

Save the Children lavora sul campo in Sudan da quasi 40 anni e gestisce programmi salvavita in tutto il Paese, sostenendo i bambini e le loro famiglie colpiti da crisi concomitanti, come lo sfollamento indotto dal conflitto, le inondazioni, la pandemia di COVID-19, le epidemie, la siccità e la rapida escalation della fame