Si svolge mercoledì pomeriggio a Istanbul il summit dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC), che è stato indetto per rispondere alla decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.

Martedì si sono riuniti i ministri degli esteri dei 57 Paesi partecipanti per "organizzare" il vertice vero e proprio che avrà luogo nel pomeriggio di oggi. Vertice che, secondo fonti palestinesi, dovrebbe aprirsi con una dichiarazione del presidente dell'ANP Mahmoud Abbas.

Per i palestinesi, il summit dovrà ribadire il loro diritto ad uno Stato sovrano, da realizzarsi nei territori attualmente occupati, con Gerusalemme come capitale, con l'aiuto dei Paesi partecipanti al vertice a supportare dei negoziati di pace che possano raggiungere tale obbiettivo.

Attuale presidente dell'OIC è il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che, nei giorni scorsi, ha rilasciato dichiarazioni molto dure nei confronti di Trump e della sua scelta di spostare l'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme.

Sapremo solo a conclusione del vertice se il mondo arabo affronterà la vicenda con una dichiarazione che possa rappresentare unitariamente la posizione di tutti i partecipanti. Ad Istanbul, sono attesi tra gli altri il re di Giordania Abdallah II e il presidente iraniano Hassan Rohani.

Ed è proprio l'Iran, a causa della divisione religiosa tra sciiti e sunniti, che potrebbe far sfilare alcuni Paesi arabi, soprattutto del Golfo, dal sottoscrivere una posizione unica alla conclusione del vertice che, forse, potrà anche svelare i contenuti di un precedente incontro a tre che si è tenuto due giorni fa al Cairo tra Abdallah di Giordania, Abu Mazen e il presidente egiziano al Sisi, incredibilmente diventato - negli ultimi tempi - un interlocutore affidabile per la leadership palestinese, compreso Hamas, nato da una costola dei Fratelli Musulmani, oppositori dell'attuale potere che governa l'Egitto, ma da cui il movimento ha comunque preso ufficialmente le distanze ormai da qualche mese.