Giorgia Meloni ha adottato una strategia di totale indifferenza verso l’attacco delle opposizioni sulla vicenda Almasri, lasciandole cuocere nel loro brodo. La possibilità che la premier si presentasse in Parlamento per l’informativa non è mai stata presa in considerazione, né per ragioni tecniche né per motivi politici. La linea difensiva, orchestrata da Giulia Bongiorno, prevedeva che a rispondere fossero esclusivamente i ministri competenti, Nordio e Piantedosi.

Inoltre, offrire al centrosinistra un palcoscenico per uno scontro frontale in diretta televisiva sarebbe stato un errore strategico.

Non solo Meloni ha evitato il confronto, ma ha fatto in modo che l’intera maggioranza mantenesse un basso profilo.

La premier, forte del suo carattere e della sua esperienza politica, non si è fatta dettare l’agenda dalle continue richieste delle opposizioni, ignorandole con determinazione. Mentre in Aula andava in scena l’attacco alla “sedia vuota”, Meloni era impegnata a Palazzo Chigi su questioni di governo ben più rilevanti, come le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, il sistema carcerario e la cybersecurity.

Il messaggio è chiaro: mentre Schlein, Conte e Renzi sbraitano, Meloni governa. Consapevole che la vicenda finirà con un’archiviazione, ha lasciato che gli avversari politici si agitassero inutilmente, ribadendo ancora una volta di essere l’unica vera politica di razza rimasta nel panorama italiano, popolato da mezze figure prive di visione e strategia.