I ministri degli esteri della Lega araba, riuniti giovedì al Cairo in videoconferenza, su richiesta palestinese, hanno respinto il piano di annessione di parte del territorio della Cisgiordania che dovrebbe concretizzarsi entro l'estate, conseguenza dell'accordo di Governo tra Benjamin Netanyahu ed il suo ex avversario Benny Gantz.

La Lega araba ha definito "crimine di guerra" e "flagrante violazione" del diritto internazionale l'anticipazione da parte israeliana della volontà di avviare un piano di annessione di parte dei territori della Cisgiordania entro il prossimo luglio.

Nella risoluzione che ha concluso la riunione della Lega araba, si annuncia che a tal proposito saranno sostenute le decisioni dello Stato palestinese "attraverso tutti i mezzi politici, diplomatici, giuridici e finanziari di fronte ai piani israeliani di perpetrare questo crimine di annessione"... chiedendo "alla comunità internazionale e all'Onu di assumersi le proprie responsabilità per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale".

Sempre giovedì, nove ambasciatori di Paesi europei hanno ricordato ad Israele che in caso di annessione vi saranno gravi conseguenze per Tel Aviv sul piano internazionale. In precedenza, anche il commissario agli affari esteri dell'Ue aveva condannato ufficialmente l'annuncio di Netanyahu di voler annettere ad Israele parti dei territori occupati della Cisgiordania.

Questo sabato, Saeb Erekat, segretario generale del Comitato esecutivo dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), in videoconferenza con il Forward Thinking a Londra e la Harvard University negli Stati Uniti, ha invitato la comunità internazionale a non consentire al governo israeliano di proseguire nel piano di attuazione dell'apartheid e di quello di annessione della Cisgiordania, aggiungendo come sempre più indispensabile la necessità di convocare una conferenza di pace sulla base del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite allo scopo di porre fine all'occupazione israeliana, con il conseguente riconoscimento dello Stato indipendente della Palestina con Gerusalemme Est come capitale entro i confini del 1967.