Nel pomeriggio si è svolta la Direzione del Partito Democratico. Sebbene la riunione fosse prevalentemente di carattere tecnico in relazione alla definizione di tempi e procedure per lo svolgimento del Congresso, gli interventi dei delegati si sono tramutati in appelli per evitare la scissione nel partito.

Appelli rivolti però a coloro che non erano presenti. I cosiddetti bersaniani non si sono presentati, come neppure Rossi e Speranza. C'era invece il presidente della regione Puglia Michele Emiliano che, nonostante le sue dimensioni, non sembra essere un cuor di leone.

Infatti, dopo la nota all'Ansa di domenica, benché Renzi non abbia fatto alcuna concessione rispetto alle richieste della minoranza, Emiliano ha fatto dietrofront, dicendo che rimarrà nel PD perché quella è casa sua e guai a chi lo volesse cacciare. Inoltre, ha presentato anche la sua candidatura a segretarfio del partito, sfidando Renzi.

Che cosa gli abbia fatto cambiare idea è affare di indovini e cartomanti, per due motivi.

Il primo è che lo stesso Emiliano ha detto che Roberto Speranza ed Enrico Rossi, a cui ha attribuito il merito di aver costretto Renzi a non ricorrere al voto anticipato, sarebbero stati "offesi" dai renziani. Ma, se ciò è avvenuto, i renziani avrebbero offeso pure lui che fino a ieri aveva detto di condividere idee e motivazioni sia di Rossi che di Speranza. E adesso, senza aver ricevuto nemmeno una parola di scusa, Emiliano torna all'ovile? Inspiegabile.

E a supportare la scelta di Emiliano non c'è neppure l'appiglio di una minima concessione renziana verso la sua proposta di proroga del Congresso! E questo è avvenuto anche per un motivo tecnico: Renzi non era presente. L'ex segretario premier era in volo verso gli States per fare un viaggio di studio in California per conoscere nuovi modelli di sviluppo da replicare anche in Italia. Qualsiasi scena di panico, soprattutto tra i lavoratori dipendenti, che possa seguire dopo aver appreso la notizia è pienamente ed assolutamente giustificata. 

Nella riunione di martedì, Gianni Cuperlo ha provato una mediazione tra renziani e scissionisti con la proposta di far seguire una fase di confronto politico-programmatico all'avvio del Congresso, con le primarie conclusive da farsi a luglio, subito dopo l'appuntamento delle amministrative. La proposta è stata bocciata dai renziani.

La direzione del Partito Democratico si è conclusa con l'approvazione per il conferimento alla commissione congressuale proposta da Orfini di definire regole e date per il Congresso e le primarie.  Nella commissione saranno inseriti anche i nomi dei rappresentanti indicati da Michele  Emiliano.

Roberto Speranza, rilasciando alcune dichiarazioni alle agenzie, ha fatto sapere che, a differenza  di Emiliano, la sua posizione rimane immutata, confermando la sua volontà di creare un nuovo soggetto di centrosinistra che "corregga quelle politiche che hanno allontanato dal nostro campo molti lavoratori, giovani e insegnanti. Occorre iniziare un nuovo cammino".

Considerando che alle dichiarazioni di Speranza si devono aggiungere anche quelle di molti parlamentari della minoranza dem, si dà oramai per scontato che la scissione nel PD sia cosa acquisita. L'unico dubbio che rimane è, in futuro, come possa definirsi il Partito Democratico un partito che, oltre al centro possa aggiungere la definizione sinistra per indicare il proprio orientamento politico.