Nella riflessione di Sopoćko, la misericordia è intimamente e indissolubilmente collegata con le altre perfezioni di Dio, in particolare con la giustizia, con la santità, la fedeltà e la verità. Essa come una “luce bianca” è inserita nei sette colori dell’“arcobaleno”, cioè nelle altre perfezioni divine, che contemporaneamente costituiscono un tutto unitario e ne esprimono qualche aspetto. Perciò il Nostro scrive:

 «Se non avessimo mai visto la luce bianca e se la conoscessimo attraverso i sette colori dell’arcobaleno, non potremmo conoscere il bianco. Similmente, da soli non possiamo farci un’idea sull’Essenza Divina, ma possiamo unicamente conoscere la sua perfezione che le creature ci dimostrano nello stato di moltitudine e divisione, mentre in Dio esse costituiscono un’unità assolutamente semplice. Dio - in quanto essere perfettissimo - è lo spirito più puro e più semplice, che non racchiude in sé nessun elemento costitutivo»[1].

 Sopoćko, ad un certo punto, compie un’operazione interessante, menziona in ordine le seguenti proprietà: bontà, saggezza, provvidenza giustizia, pazienza, pietà, mitezza[2]. Il dato gli consiglia di trattare la misericordia non come un’appendice del trattato sulle perfezioni di Dio, ma di fare di essa il loro centro, organizzando e raggruppando le altre attorno ad essa. Sviluppando questo discorso, il teologo polacco afferma che l’essenza di Dio non è composta, ma è perfettamente semplice; i nomi e le perfezioni supreme di Dio[3], coincidono in fondo con la sua essenza. La distinzione delle singole perfezioni vale solo per la nostra limitata capacità umana nella comprensione del mistero di Dio. Infatti, noi possiamo riconoscere di volta in volta solo gli aspetti dell’unica essenza divina, che risultano dalla relazione di Dio con il mondo o dagli effetti dell’azione divina nel mondo.  In tal senso la distinzione degli attributi di Dio ha il fondamento solo in Dio stesso[4].

Pertanto la definizione della misericordia in Sopoćko, come «il più grande attributo  fondamentale di Dio»[5], genera alcune conseguenze nell’approfondimento «del rapporto che esiste tra la misericordia, la giustizia e l’onnipotenza di Dio»[6]. Potremo dire, se, dunque, la misericordia di Dio è “il più grande attributo fondamentale di Dio”, allora esso non può essere un’attenuazione della giustizia, ma bisognerebbe piuttosto concepire la giustizia divina, partendo dalla misericordia. Effettivamente, il culmine della lettera ai Romani sta proprio in questa rivelazione. I giudei pensavano di procurarsi la giustizia con le loro opere e la pratica della legge. Paolo dichiara che anch’essi sono peccatori e quindi anch’essi hanno bisogno della misericordia mediante la giustizia della fede. La misericordia di Dio è allora la giustizia specifica di Dio[7]. Uno dei Salmi esattamente canta il Dio giusto come il Dio misericordioso (cf. Sal 116,5).

Importante è tener presente anche la posizione centrale della misericordia, che risulta dal rapporto tra misericordia e onnipotenza di Dio. Essa «si manifesta soprattutto nella misericordia e nel perdono»[8]. «Essa è l’onnipotenza del suo amore e della sua misericordia»[9]. Le opere di Dio della creazione fanno vedere chiaramente l’eterna onnipotenza e la sua divinità. Tali verità sono chiaramente visibili quando gli uomini si trovano nei momenti di grande difficoltà, si rivolgono a Lui, perché sanno che solo Dio è divino e tanto potente da poterli salvare dal pericolo[10]. 

La misericordia è la perfezione fondamentale di Dio e nello stesso tempo un motivo  di eterna gioia anziché di paura o terrore. Essa, che è capace di trasformare e rinnovare tutto, manifesta l’onnipotenza di Dio. La misericordia è una potenza immensa divina o una eterna benedizione di Dio. In questa potenza di Dio tutti possono trovare la forza, la  protezione e la speranza incomparabile[11]. 

Infatti, sin dal primo tentativo sistematico sulla misericordia in De misericordia Dei, Sopoćko sviluppa il concetto della misericordia come la potenza straordinaria di Dio e la speranza per l’umanità intera. In questo primo tentativo sistematico, il Nostro analizza che cosa è la misericordia (Quindam sit Misericordia Dei): dove essa si manifesta (Opera Misericordia Dei in redemptione); quanto è importante essere consapevoli e grati a Dio per tanta misericordia (Quid rependendum Deo pro tanta Misericordia); come e in che cosa consiste un’eventuale festa liturgica della misericordia di Dio (Quidnam in liturgia de Misericordia Dei invenimus); la scoperta della misericordia indirizzata non soltanto a quelli che servono Dio, ma soprattutto ai lontani da Lui [12]. Perciò scrive: 

 «A loro e a tutti la Misericordia si manifesterà. La retta conoscenza della misericordia divina non solo infiammerà i loro cuori, che sono pronti a servire Dio, ma anche di quelli che sono lontani da Lui  o combattono l’uomo contro di Lui per il bene, come essi credono. La conoscenza, infatti, e il culto speciale della misericordia di Dio o di Cristo misericordioso, è la misericordia, uno degli attributi divini, che l’uomo può meglio comprendere e percepire rispetto agli altri attributi, dal momento che la misericordia manca sempre in tutta la sua vita. La misericordia è nient’altro che la rivelazione dei tesori dell’infinita bontà, onnipotenza e generosità dell’ottimo e massimo padre verso i figli, più insipienti che cattivi e perduti e inoltre l’imitazione della stessa misericordia nel consorzio degli uomini verso i propri simili. Dunque bisogna aprire le viscere della misericordia di Dio all’uomo indigente, all’uomo che soffre molte miserie e insegnare a tutti che siano misericordiosi come il Padre celeste è misericordioso per debellare il regno di Satana e costruire la vera prosperità del genere umano, che può aiutare a riunire tutti quelli che credono nel vero bene della società umana»[13]. 

 Dalla citazione appena menzionata si può comprendere che la misericordia è come una “rivelazione dei tesori dell’infinita bontà di Dio Onnipotente”, un generoso, prezioso ed efficace dono agli uomini. Dio è come un buon Padre, desidera aprire le viscere della misericordia a tutti i suoi figli che soffrono e anche quelli più cattivi, perduti o lontani da Lui. 

Don Gregorio - prof. sac. Grzegorz Stanislaw Lydek

  

[1] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 49.
[2] Cf. M. Sopoćko, De misericordia Dei, pp. 6-9; Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, pp. 22-25; Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 13-14.
[3] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, p. 23: Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 49-50.
[4] Costatiamo che nel secondo volume della Teologia - Dogma - Liturgia - Vangelo di A. Tanquerey, R. Garrigou e di B. Bartman (un manuale della teologia dogmatica e morale insieme) sotto il titolo la questione Divisione degli attributi di Dio, troviamo la parola misericordia menzionata come miser cor dare, cioè come sentire pietà per i più bisognosi (una pagina e mezzo). Essa viene descritta come un atto della volontà, la quale tende a sollevare le miserie altrui, e particolarmente a perdonare. La misericordia in Dio  è concepita come effetto della sua Bontà infinita, perché, secondo il manuale, ai peccatori non si può dare bene maggiore che il perdono. Dio è misericordioso nel soccorrere l’uomo dalle sue miserie materiali, ma specialmente dalle sue miserie morali, ossia dal peccato e dal castigo. Più avanti brevemente accenna dove la misericordia si rivela nella Sacra Scrittura, cita alcune espressioni di san Giovanni Crisostomo, quando parla di giustizia e misericordia affermando: “ma Egli è anche giusto Giudice”. Alla conclusione fa una sintesi, dicendo che il mondo terreno è il regno della misericordia, quello futuro invece, è il mondo di Giustizia e poi aggiunge una nota didattica: che quando si parla sulle perfezioni di Dio bisogna trovare i riferimenti rivelati nei racconti evangelici: cf. A. Tanquerey - R. Garrigou-Larrangge - B. Bartman, Teologia - Dogma - Liturgia - Vangelo, pp. 82-84.
[5] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 18.
[6] Ibidem.
[7] Cf. J. Cambier - X. Léon-Dufour (edd.) in Dizionario di Teologia biblica, J. Duplacy - A. Pierre - G. 
Jacques (a cura di), Marietti, Torino 1994, p. 705.
[8] S. Th., I, q. 25 a. 3 ad 3; II, q. 30 a. 4: citato in W. Kasper, Misericordia, p. 139.
[9] Ibidem.
[10] Sopoćko nella sua ricerca sistematica elabora varie parole bibliche che vengono tradotte con “misericordia”. Una delle parole ebraiche tradotta con misericordia (il verbo chanan - nei LXX talvolta eleêin) è una parola che esprime il profondo amore di Dio verso qualcuno che non merita quell’amore. Quest’amore profondo non è solo un sentimento, ma è piuttosto un amore che produce un impegno per          il bene di colui che è amato. È importante capire che quest’amore non dipende minimamente dal merito o dalle qualità di colui che è amato, perché chi riceve la misericordia in realtà merita solo il male, non il bene. L’amore di Dio che produce la sua misericordia ha origine in Dio. Quindi, è un amore non meritato che produce un impegno per il bene della persona amata: cf. M. Sopoćko, Błogosławiony Ksiądz Michał Sopoćko, p. 212.
[11] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 276-277.
[12] Cf. M. Sopoćko, De misericordia Dei, p. 9: vedi Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizazzione, Celebrare la Misericoridia, San Paolo, Milano 2015, pp. 5-8: pp. 38-39; pp. 62-71.
[13] M. Sopoćko, De misericordia Dei, p. 4.