Giovedì 24 gennaio verranno votati gli emendamenti allo statuto e ai documenti congressuali, gli ordini del giorno e il documento conclusivo.

Verranno eletti il Collegio Statutario, il Comitato di Garanzia nazionale, i Comitati di garanzia interregionali e i sindaci revisori.

Ci sarà, inoltre, la proclamazione dei risultati relativi all'elezione del Comitato Direttivo Nazionale che sarà composto da 179 membri, e dell'Assemblea generale nazionale con 302 componenti.

Nel pomeriggio, alle ore 15, verrà infine convocata l'Assemblea generale che eleggerà il nuovo segretario.

Questo il programma della terza giornata dei lavori del XVIII Congresso nazionale della Cgil, "Il Lavoro è", in corso presso la Fiera del Levante di Bari.

Rispetto al passato, il congresso che si sta celebrando in questi giorni a Bari aveva visto la Cgil indecisa sul nome del nuovo segretario, non vi era intesa tra i due contendenti, Maurizio Landini e Vincenzo Colla, su chi dovesse succedere a Susanna Camusso.

Ieri si è trovato l'accordo, con Landini nuovo segretario e Vincenzo Colla che invece sarà nominato vicesegretario.

Queste le parole di Vincenzo Colla sull'accordo raggiunto.

«Abbiamo trovato una soluzione per mantenere unita la Cgil. Lo voleva la nostra gente, il paese. La Cgil è la casa più importante della sinistra, e nel corso degli anni ha tenuto insieme tutte le sue culture. Non potevamo permetterci una rottura in un momento così delicato per il paese.

Il mio ruolo lo deciderà il segretario generale. Io sono a disposizione e non ho chiesto nulla. L'importante è tenere insieme nel quadrato rosso i tanti io che sono presenti nell'organizzazione. In tutti i congressi ho detto sempre che avrei fatto di tutto per non rompere l'unità della Cgil. Andremo dunque al voto su un unico segretario generale, così come abbiamo sempre detto.

Il governo, invitato, ha fatto un errore a non venire al congresso. Il pluralismo è confronto, e questo governo quando non si confronta fa pasticci. Facciano come credono, ma penso sia difficile, superando i corpi intermedi, gestire la complessità di questo paese. Insomma: si tratta di un'occasione persa.

La manifestazione del 9 febbraio non è solo perché non ci convocano. Noi abbiamo proposte alternative e più innovative rispetto a quelle del governo. Bisogna fare attenzione, perché se la crescita del Pil va sotto allo 0,5%, non si creerà più un solo posto di lavoro. Si incrementa la precarietà e la competizione sul costo del lavoro: ma così si mina la coesione sociale ed è difficile poi fare mediazioni. Se una persona non ha lavoro è difficile invitarla alla mobilitazione.

Il limite più grave di questa legge di bilancio è la mancanza di investimenti strategici. Non bisogna chiudere ma aprire i cantieri e anziché fare il reddito di cittadinanza, occorre creare il lavoro di cittadinanza. Manca totalmente un'idea di sviluppo del paese, serve una politica sulle grandi filiere strategiche.

L'Italia diventerà un paese contoterzista, povero. Rischiamo di creare una bolla di lavoratori poveri e in conflitto tra loro, costretti ad accettare qualunque lavoro purché sia. Ma in questo modo mettiamo in gioco la tenuta della rappresentanza: perché lavoratori così deboli, se si avvicinano al sindacato, vengono facilmente fatti fuori dalle aziende.

Abbiamo 2.300 miliardi di debito e però 5.000 miliardi di liquidità in mano a pochi. Questo vuol dire che, negli anni, il debito ha alimentato la rendita. E, poi, 200 miliardi di evasione fiscale. Questo trittico va affrontato e aggredito.»