Nel 2009 la Fiat acquistò la semi defunta Chrysler. Per l'Italia ci fu appena il tempo di provare a gonfiare il petto perché una sua azienda aveva acquistato e salvato dal fallimento un marchio storico degli Stati Uniti che la Fiat smise di essere Fiat e diventò FCA, smettendo anche di essere italiana e diventando di fatto una società anglo-olandese.

Mentre in Italia Fiat prima ed FCA poi chiudevano stabilimenti e portavano la produzione delle auto più vendute nei paesi con manodopera a più basso costo, negli Stati Uniti, fino ad oggi, hanno investito 10 miliardi, in perfetta sintonia con l'accordo Fiat-Chrysler siglato con Barack Obama, salvaguardando i posti di lavoro esistenti. Ma per l'appunto negli Stati Uniti... dove Fca investirà anche più di un miliardo di dollari nell'impianto di Warren, Michigan, dove nel 2020 inizierà la produzione della prossima generazione di Ram Heavy Duty, trasferendola dal Messico.

Inoltre, è di questi giorni la notizia che FCA distribuirà ai suoi 60mila dipendenti americani un bonus di 2mila dollari.

E tutto questo benessere di cui godono gli americani è anche frutto dei finanziamenti, se non di vere e proprie regalie miliardarie, di cui Fiat ha beneficiato nel corso della sua storia, grazie ai contribuenti italiani e a governi compiacenti.

E di tutta questa munificenza destinata da FCA agli Usa, quanta parte ne arriverà anche in Italia? È presto detto: niente! L’inizio del 2018 di FCA in Italia è stato caratterizzato dalle chiusure prolungate degli stabilimenti in cui si fabbricano i modelli Alfa e Jeep, mentre in quelli in cui si fabbricano modelli Maserati il nuovo anno si è aperto con annunci di cassa integrazione.

A questo va aggiunto che per gli stabilimenti di Mirafiori, Pomigliano d’Arco e Nola gli ammortizzatori sociali termineranno nel corso dell'anno.

Mentre negli Stati Uniti Marchionne fa innovazione, apre nuovi stabilimenti e premia i suoi dipendenti, in Italia non si degna neppure di far sapere se parte degli attuali stabilimenti attivi, in futuro, continueranno a rimanere aperti.