20 luglio 2001, si riunisce il "mitico" G8, ovvero le superpotenze intorno a un tavolo discutono dei massimi sistemi.

E l'Italia (che si culla nell'illusione di appartenere a questa cerchia ristretta che ha nelle mani il destino del mondo), ospita a Genova la sessione fatidica.

Che sarà ricordata agli occhi del mondo come simbolo di violenza e morte.

Una riunione che porta con sé, inevitabilmente, il germe della protesta: cortei e manifestazioni che avrebbero dovuto essere pacifici, ma che si sapeva da subito che non lo sarebbero stati.

Perché basta nascondere, tra le migliaia di volti (spesso ignari) di chi vuole esprimere il proprio pensiero democraticamente, qualche facinoroso di troppo, in osservanza alla millenaria strategia del divide et impera, per trasformare una protesta in un fatto di sangue.

Sull'asfalto resta inerme Carlo Giuliani, 23 anni e un passato difficile, fatto di uso di stupefacenti, condanne per spaccio, riabilitazioni, militanza in Rifondazione Comunista e contrasti con la famiglia d'origine, appartenente alla media borghesia, come spesso accadeva dagli anni '70 in poi.

I fatti sono crudi, acclarati da tutti i gradi di giustizia (compresa la Corte Internazionale dei Diritti dell'Uomo): il Giuliani, incappucciato, brandendo un estintore si scaglia contro una vettura dei Carabinieri, rimasta imbottigliata in Piazza Alimonda.

A bordo del Defender (mezzo non blindato e la cui presenza sulla scena è ancora oggi oggetto di controverse interpretazioni), tre carabinieri, tra cui il giovane Mario Placanica. Che spara, e colpisce Giuliani.

Fin qui, ci sta tutto e il contrario di tutto: la pericolosità della manifestazione, sottostimata dalla Prefettura, la presenza delle forze dell'ordine in numero forse troppo esiguo (come sempre mandate al macello per due lire), la volontà ben precisa di rendere estrema una protesta, forse nell'illusione di dare maggior corpo alla protesta stessa. E la paura, l'adrenalina, l'incoscienza di chi la vita deve ancora viverla e non l'ha compresa ancora fino in fondo.

Ma che dire del Defender che, nel tentativo di sfuggire alla folla, passa per ben due volte sul corpo di Giuliani, prima avanzando e poi in retromarcia?

Oggi sicuramente Genova ricorderà, con i convegni organizzati dal Comitato piazza Carlo Giuliani, con la musica e gli immancabili mazzi di fiori da deporre sotto il cippo in Piazza Alimonda, a memento futura.

E ricordano anche le forze dell'ordine, che proprio oggi vedranno relatore al convegno del Cosip lo stesso carabiniere Placanica (indagato per omicidio e poi prosciolto per aver agito per legittima difesa), suscitando una marea di proteste.

In tutto questo ricordare, un pensiero va alla famiglia di Carlo. Che ancora oggi sente vivo il proprio dolore pur vivendolo con estrema dignità. Una voce fuori dal coro, senza strumentalizzazione alcuna. E che merita tutto il nostro rispetto.