A metà ottobre Carlo De Benedetti aveva offerto a CIR, adesso in mano ai suoi figli, di acquistare la quota di controllo di Gedi, società che si occupa di editoria e che riunisce le testate di quello che una volta era il gruppo editoriale l'Espresso e che adesso comprende, oltre a Repubblica, tra l'altro anche i quotidiani La Stampa e Secolo XIX.
De Benedetti, padre, non era soddisfatto di come Gedi veniva gestita e da qui l'offerta di acquisto... dovuta forse più ad un fatto sentimentale che di business.
L'offerta, però, non era stata ritenuta soddisfacente dal consiglio di amministrazione di Cir che l'aveva definita irricevibile.
"Sono profondamente amareggiato e sconcertato dall'iniziativa non sollecitata né concordata presa da mio padre e il cui unico risultato consiste nel creare un'inutile distrazione, della quale certo non si sentiva il bisogno" aveva commentato Rodolfo De Benedetti l'iniziativa di suo padre Carlo che, di rimando, aveva poi replicato:"Trovo bizzarre le dichiarazioni di mio figlio Rodolfo. E' la stessa persona che ha trattato la vendita del gruppo Espresso a Cattaneo e Marsaglia.
La gestione sua e di suo fratello Marco hanno determinato il crollo del valore dell'azienda e la mancanza di qualsiasi prospettiva, concentrandosi esclusivamente sulla ricerca di un compratore visto che non hanno né competenza, né passione per fare gli editori, distruggendone il valore negli ultimi anni.
Nonostante l'età, ho passione e idee per istituzionalizzare il gruppo assicurandogli un futuro di indipendenza ed autonomia".
A conferma del disaccordo con la gestione del proprio settore editoriale da parte di Cir, a fine ottobre Carlo De Benedetti rinuncia alla carica di Presidente onorario di Gedi con questa dichiarazione: "Confermando le mie divergenze sulla conduzione e prospettive dell’azienda, per coerenza rinuncio alla carica di Presidente Onorario".
Il Consiglio di Amministrazione della Società aveva replicato in questo modo: "Prendiamo atto della sua decisione di rinunciare alla carica di Presidente Onorario e desideriamo esprimere il nostro ringraziamento per il contributo determinante da lei fornito alla Società negli ultimi 40 anni".
Dopo la premessa, arriviamo agli ultimi sviluppi della vicenda che sono stati ufficializzati alla fine del mese di novembre in un comunicato diffuso da Cir, su invito della Consob, in cui si confermavano le indiscrezioni relative ad una trattativa in corso per la cessione di Gedi: "Sono in corso discussioni concernenti una possibile operazione di riassetto dell’azionariato di Gedi, che condurrebbe all’acquisizione del controllo di Gedi da parte di Exor".
Quindi, nel caso in cui la trattativa dovesse concludersi, ad acquisire il controllo di Gedi saràe Exor, la società che gestisce la cassaforte della famiglia Agnelli.
E che l'accordo sia oramai ai dettagli lo conferma il fatto che il CdA di Cir sia stato convocato per lunedì 2 dicembre per dare la propria conferma omeno all'operazione.
E che l'operazione sia in dirittura di arrivo lo confermano anche le intenzioni di John Elkann, riportate sulla stampa dai soliti bene informati, che avrebbe già in mente un piano ben preciso per rilanciare il gruppo editoriale: nessuna suggestione filantropica in relazione all'acquisizione di Gedi, ma un preciso piano industriale in grado di approfittare dei vantaggi della rivoluzione digitale, di completare l'integrazione organizzativa all'interno del gruppo. garantire l'autonomia redazionale per favorire un'informazione che sia però genuina, autorevole e indipendente.
In base a tutto ciò, il prossimo lunedì è molto probabile che Exor diventi il nuovo azionista di riferimento di Gedi. Gli interrogativi che rimangono e che saranno senz'altro chiariti dopo il passaggio di mano della società è il perché di questo investimento da parte di John Elkann dopo che in passato aveva ceduto le proprie attività editoriali proprio a Gedi e di cui attualmente Exor è azionista di minoranza, se nell'operazione sarà coinvolto anche Carlo De Benedetti e quale sarà l'impatto occupazionale in seguito all'acquisizione.