In apertura dei mercati lo spread sfonda quota 200 punti, con i differenziali sul bund tedesco in risalita anche per Grecia, Portogallo e Spagna, mentre Piazza Affari gira in negativo, il petrolio è in flessione e l'euro frena e torna sotto soglia 1,17 contro il dollaro.

Nell'enfasi comunicativa, mostrata nella mattinata di venerdì 24 maggio, volta a dimostrare il giudizio negativo dei mercati sul futuro governo italiano, l'agenzia Ansa deve aver dimenticato che gli ultimi due valori, quelli riferiti a petrolio e dollaro, erano del tutto positivi, ma l'importante, come molti media pensano sia giusto fare, è allarmare e tutto fa brodo.

Il debito pubblico italiano, se non sotto attacco, è sicuramente sotto pressione a causa del nuovo governo a guida Lega e 5 Stelle che ancora non è stato formato e ancora non è partito. Ma solo la possibilità che ciò avvenga è per i cosiddetti mercati già più che sufficiente per essere causa di instabilità, conti fuori controllo e disgrazie di ogni genere. Il tutto senza attendere neppure le dichiarazioni del premier al Parlamento per chiedere la fiducia, in cui i piani del nuovo governo verranno ufficializzati, in tempi e modi.

Senza dimenticare che il presidente della Repubblica non approverà alcuna legge a meno che questa non abbia un solido supporto di sostenibilità. È un fatto tecnico e non politico. Ma la logica non sembra che possa essere da supporto a chi di razionalità dovrebbe vivere e operare, come coloro che gestiscono i soldi.

Fondi d'investimento, banche d'affari, speculatori, investitori e chi più ne ha più ne metta non possono pensare che il prossimo governo che guiderà l'Italia abbia una qualche possibilità di fare cose sensate, almeno per quanto riguarda la sostenibilità dei conti... Tutta quella gente preferiva, infatti, che l'Italia continuasse ad andare a puttane alla stessa maniera in cui era andata finora.

Infatti, gli "ottimi" e "responsabilissimi" governi Renzi e Gentiloni hanno continuato a far crescere il debito pubblico, hanno aumentato precarietà, povertà e diseguaglianze sociali. E questo sarebbero ciò che i mercati chiamano o pretendono di chiamare buon governo?

Il prossimo esecutivo è costituito, grazie al Partito Democratico, da due forze politiche ritenute antisistema i cui programmi elettorali erano, in alcuni punti, addirittura agli antipodi. E con questo, adesso, dobbiamo fare i conti, grazie ad uno che viene definito addirittura uno "statista"!

La sostenibilità del programma non è dimostrata. Ma almeno si dia al nuovo governo il tempo di formarsi ed il tempo e il modo per smentire chi finora ha elencato tutti i dubbi al riguardo. Anche perché molti si sono dimenticati di esser già stati smentiti... almeno su un punto.

Infatti, nessuno, adesso, tira più in ballo l'incompetenza del nuovo esecutivo e la sua capacità nel gestire la macchina dello Stato. Anzi, addirittura si teme il contrario.

Ne è esempio la candidatura a ministro dell'Economia di Paolo Savona. Una candidatura che ha creato tensione tra Quirinale e maggioranza a causa del fatto che, in passato, Savona è stato critico nei confronti dell'Unione europea, ma non in relazione alla sua esistenza, ma piuttosto in relazione al modo in cui questa è adesso strutturata. E Savona è anche un tecnico competente, tanto che in passato ha fatto parte della macchina pubblica sia con Ciampi che con Berlusconi.

Inoltre... il voler andare a sbattere i pugni a Bruxelles non era anche quello che Renzi aveva sempre detto di voler fare? Può darsi però che se ne sia dimenticato o che le sue "mani" siano fatte di burro o di ricotta, perché nessuno di quei pugni ha avuto notizia. Adesso che i "populisti" di Lega e 5 Stelle fanno intendere che quei pugni saranno sbattuti da mani con una consistenza maggiore, questo sarebbe un male?

È anche di questo che dovrebbero aver paura l'Europa e i mercati? Riportare un minimo di razionalità in un'istituzione che finora ha dimostrato di essere utile solo ad alcuni Paesi e ai lobbisti di multinazionali e banche d'affari? Ma l'Europa non dovrebbe fare, prima di tutto, gli interessi dei cittadini europei?