Anche se scritto in terzine di endecasillabi come un cantico dantesco, ogni curriculum dovrebbe avere il pregio di essere sintetico ma completo, documentato ma non ridondante.

Queste dovrebbero essere, secondo me, le caratteristiche dei curricula che un responsabile aziendale delle risorse umane vorrebbe poter esaminare per selezionare nuovi collaboratori.

Molte volte, infatti, già dalla sinteticità e completezza di un curriculum è possibile intuire la personalità di chi lo ha redatto.

Fatto sta che sono rimasto sorpreso, in questi giorni, proprio dalla imprevedibile e curiosa seduzione che esercita su molti media l’esame, e la lettura tra le righe di un curriculum.

Per carità, mi rendo conto che il curriculum sotto esame sia quello di un forse probabile candidato alla poltrona di Palazzo Chigi e, quindi, non dovrebbe sorprendere né spazientire tanto interesse da parte dei media se non fosse che…

Per la prima volta i media ritengano opportuno dedicare tempo e spazio ad esaminare e valutare il curriculum di candidati ad incarichi istituzionali o di pubblico interesse.

La attenzione caparbia con cui i pennivendoli commentano il curriculum sia apertamente finalizzata a far sì che i loro referenti politici abbiano spunti per attizzare polemiche strumentali.

Tanto è vero che appena è nato il primo vociare sulle supposte inesattezze contenute nel curriculum del professor Giuseppe Conte, sono subito scattate reazioni critiche e motteggi da parte di esponenti di Forza Italia e Partito Democratico.

Ad onor del vero a scatenarsi per primi sono stati gli esponenti piddini le cui parole però, come di frequente accade, finiscono per generare ilarità e sarcasmo.

Oggi, ad esempio, la renzianissima Valeria Fedeli si è comportata proprio come il bue che dice cornuto all’asino.

Già, perché, la signora Fedeli, ministro fortunatamente con i giorni contati del governo Gentiloni, ha ritenuto opportuno rivolgere un generico invito a fare ogni approfondimento necessario sul curriculum del professor Giuseppe Conte.

Che faccia di bronzo da Guinness dei primati!

Ma come, osa parlare proprio lei, nominata nientepopodimeno che ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, e pubblicamente sbugiardata per aver vantato nel suo curriculum di ministro una inesistente laurea in scienze sociali?

Suvvia, senatrice Fedeli, lei che è già balzata all’onore delle cronache per gaffe epiche e sgrammaticature raccapriccianti, almeno in questo caso specifico e con un po’ di decenza avrebbe dovuto scegliere il silenzio assoluto!