Già nel kerigma apostolico, riportato negli Atti, vediamo la presenza della gioiosa consapevolezza che, con Gesù Messia, è venuta l’era dell’effusione dello Spirito del Signore, predetta tante volte dai Profeti. Questa, vista nella prospettiva delle attese dell’Antico Testamento, resterà la stessa negli “ultimi tempi”, cioè nell’epoca della realizzazione delle divine promesse. Osserviamo che non di meno gli autori del Nuovo Testamento conoscono anche l’Eschaton, nel senso stretto, che risplenderà nella parusia di Cristo. Infatti, ciò che può stupire in Sopoćko, è la piena consapevolezza della parusia, vista come un giorno glorioso dell’ascensione stessa del Signore. Però, prima del secondo ed ultimo ritorno di Gesù sulla terra, la Chiesa non dovrebbe stancarsi mai di testimoniare ed annunciare “il vangelo della misericordia”. Appunto, nel secondo volume dell’opera più celebre del Nostro leggiamo:

 «Gesù non ci ha lasciati per sempre; lo stesso Cristo verrà un’altra volta sulla terra e si farà vedere di nuovo come nel giorno dell’ascensione. Quando verrà? Nemmeno gli angeli dicono quando verrà; prima i successori degli apostoli devono essere testimoni e annunciare il vangelo dappertutto, fino ai confini della terra ad ogni creatura, popolo e razza»[1].

 In questo brano comprendiamo il preciso obiettivo della Chiesa, quello di portare a tutti gli uomini la salvezza donata dal Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. Consideriamo che l’idea di salvezza in Sopoćko si riferisce all’esperienza di “chi è stato tratto fuori da un pericolo”, in cui stava per precipitare. Per capire meglio lo spessore della salvezza cristiana, sarebbe necessario ripercorrere tutta la storia dell’Antico Testamento e del Nuovo Testamento. Effettivamente, in mezzo alle tante vicende ed esperienze, Dio si mostra sempre misericordioso nei confronti del suo popolo, “tirandolo decisamente fuori” da una situazione disperata: per esempio, quando il popolo si trovava nella vicenda del diluvio o della schiavitù in Egitto, dell’assedio di un re straniero o di una malattia, dell’ingiustizia o del peccato. Nell’Antico Testamento, la comprensione della salvezza operata da Dio, soprattutto per merito dei profeti, culmina e trova il compimento in Gesù Cristo. In realtà, potremo dire che l’essenza più profonda della salvezza consiste nella liberazione dal peccato e dalla morte, nella partecipazione alla vita eterna e alla gioia infinita della Trinità[2]. Sopoćko, confermando l’integrità e la totalità della salvezza in Cristo, scrive:     

  «Quella che offre la Chiesa, sacramento di Cristo nello Spirito, è dunque una salvezza integrale che, nell’orizzonte della vita eterna, salva tutto l’uomo, in tutte le sue dimensioni. Con l’ascensione, la storia di Gesù terreno viene portata al termine e nello stesso tempo dà inizio alla vita della Chiesa. Si conclude la storia di Cristo secondo la carne e inizia la storia del corpo mistico. Il Cristo continua a vivere nei suoi membri, opera in essi, soffre e trionfa in me. Sono consapevole di questa verità nella gioia e nella tristezza, nella fortuna e nella sofferenza, e soprattutto nell’ora della tentazione»[3]. 

 Dal testo citato si evince chiaramente che la salvezza è prima di tutto personale e allo stesso tempo comunitaria. Una salvezza, che offre l’orizzonte escatologico ed è integrale, salva “tutta la persona”. Notiamo che la particolarità di quest’orizzonte consiste nell’essere alla base della salvezza dal peccato e dalle conseguenze del peccato, e cioè dalla morte spirituale. 

Vale la pena aggiungere ancora, che la salvezza cristiana possiede le “due vie della misericordia”: è quella storica e nello stesso tempo quella escatologica. Infatti, la pienezza della salvezza si manifesterà nella parusia e nel momento in cui tutti i corpi mortali umani saranno risuscitati e trasformati all’immagine del corpo di Gesù Risorto (cf. Fil 3,20). Per questo, possiamo affermare che la salvezza cristiana è sempre presente “nel cammino e nella speranza viva” degli uomini. Infine, il Nostro ponendo l’accento sulla presenza permanente della misericordia in tutta l’opera salvifica di Dio, scrive:

 «La fede in primis rivela che Dio entra nella storia dell’umanità. La Bibbia non è storia degli uomini, ma delle opere di Dio, le quali durano in mezzo a noi, termineranno un giorno con il giudizio universale e la parusia; questa è la pedagogia di Dio, queste sono le vie della misericordia di Dio»[4].  

don Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek

 

[1] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, p. 314.

[2] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, pp. 143-145.
[3] M. Sopoćko, Błogosławiony Ksiądz Michał Sopoćko, p. 326.
[4] Ibidem, p. 186.