Ad Assisi, città della luce interiore e della parola che si fa gesto, si è svolto un convegno che ha segnato un passaggio importante per la scuola pubblica italiana, e in particolare per quella umbra: un incontro dedicato all’intelligenza artificiale, alle tecnologie educative emergenti e alla proposta strutturale delle discipline BRIA – bioinformatica, realtà immersiva, intelligenza artificiale – come nuovo asse portante della formazione scolastica del nostro tempo. È stato un momento di confronto profondo, limpido, concreto, fra insegnanti, dirigenti scolastici, esperti e rappresentanti delle istituzioni regionali, uniti dal desiderio comune di ripensare l’educazione non come dovere burocratico, ma come costruzione consapevole del futuro umano.
L’intervento di apertura, affidato a Massimiliano Nicolini – direttore del Dipartimento Ricerca della Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca e coordinatore nazionale del programma BRIA – ha delineato subito l’urgenza della sfida. “Possiamo ancora permetterci una scuola che prepara al passato?” è stata la domanda posta all’auditorio. In quella provocazione si condensava l’intero senso del convegno: la necessità di riallineare il sistema educativo italiano ai cambiamenti radicali che stanno investendo il mondo del lavoro, della comunicazione, della scienza e della coscienza collettiva. Non basta più insegnare a rispondere correttamente alle domande. Occorre formare menti capaci di fare le domande giuste, di immaginare scenari nuovi, di integrare etica e tecnologia, creatività e precisione, memoria e proiezione.
Nel corso dell’intervento sono stati illustrati i tre pilastri fondamentali della didattica BRIA: la bioinformatica come nuovo alfabeto della salute e della vita, la realtà immersiva come ambiente interattivo per apprendere attraverso l’esperienza, e l’intelligenza artificiale come linguaggio universale da dominare e non da subire. Ogni ambito è stato accompagnato da esempi concreti: l’utilizzo dei visori immersivi in biologia per esplorare le cellule in tre dimensioni, i progetti di storytelling immersivo per stimolare la scrittura creativa, i laboratori interdisciplinari in cui gli studenti apprendono l’uso dell’IA generativa per creare contenuti, risolvere problemi o perfino simulare scenari medici e ingegneristici.
Uno dei punti più alti del convegno è stato il momento dedicato alla formazione degli insegnanti. “Non può esserci trasformazione se non formiamo chi deve trasformare” ha ricordato Nicolini, sottolineando l’importanza di affiancare i docenti in questo percorso con strumenti, aggiornamenti e comunità di supporto. Non si tratta di sostituire il mestiere dell’insegnante con la macchina, ma di renderlo più potente, più consapevole, più attuale. La proposta lanciata è stata chiara: creare una rete formativa BRIA regionale, a partire da alcune scuole pilota, con percorsi che prevedano l’uso etico e critico dell’intelligenza artificiale, la progettazione di moduli interdisciplinari e l’integrazione dei linguaggi digitali nella pratica didattica quotidiana.
Ma il convegno non si è limitato al solo piano pedagogico. Al centro dell’incontro c’è stato anche il tema della dignità del lavoro. Le discipline BRIA, ha spiegato Nicolini, non sono soltanto contenuti scolastici innovativi: sono leve di giustizia sociale. In un Paese in cui molti giovani, pur diplomati o laureati, finiscono in lavori precari, mal retribuiti e senza prospettive, l’introduzione di competenze realmente richieste dalle imprese rappresenta una svolta culturale. “Non stiamo parlando di futuri ipotetici – ha ribadito Nicolini – ma di una richiesta attuale, reale, certificata, che garantisce un collocamento certo, dignitoso e qualificato. Il nostro obiettivo è semplice: evitare che un giovane, dopo anni di studio, sia destinato a un lavoro umiliante. Il futuro ha bisogno di talento, ma anche di futuro per chi ha talento.”
Assisi, con la sua potenza simbolica, è apparsa la cornice ideale per questa riflessione collettiva. Parlare di intelligenza artificiale nella città di Francesco non è un paradosso, ma una scelta etica. In un tempo in cui il rischio è affidare tutto alle macchine, serve invece un’IA al servizio dell’uomo, pensata non per sostituire ma per elevare. Proprio da Assisi, dalla terra dove si respira il valore dell’umiltà e della responsabilità, è partito un messaggio forte: la scuola può tornare protagonista del cambiamento, se sceglie di essere luogo di pensiero, coraggio e visione.
Il convegno si è concluso con l’impegno di avviare nei prossimi mesi una serie di incontri operativi per portare i primi moduli BRIA all’interno delle scuole umbre. Alcuni istituti si sono già candidati per partire con progetti pilota, coinvolgendo studenti e docenti in un percorso che non è solo di apprendimento, ma di vera trasformazione culturale.
In un’epoca di intelligenze artificiali, la vera sfida resta quella di educare l’intelligenza umana. E questo, oggi più che mai, è compito della scuola.