Questa la nota odierna di Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil, sulla vicenda ArcelorMittal; nota che ha fatto seguito all'incontro di giovedì pomeriggio tra le Rsu di Taranto e l'amministratore delegato Lucia Morselli che ha annunciato un cronoprogramma con lo stop degli impianti di produzione: Altoforno 2 il 12 dicembre, Altoforno 4 il 30 dicembre e Altoforno 1 il 15 gennaio, cui seguiranno la fermata di Agglomerato, Cokerie e centrale termo elettrica quando gli altoforni si spegneranno.
"L'incontro di domani al Ministero dello Sviluppo Economico con ArcelorMittal, che abbiamo più volte richiesto e sollecitato, assume un rilievo particolare, alla luce delle comunicazioni che l'amministratore delegato Lucia Morselli ha anticipato nell'incontro di oggi con le Rsu dello stabilimento di Taranto.Il cronoprogramma delle fermate configura la possibilità di dismissione dell'impianto di Taranto con ricadute drammatiche sul futuro ambientale e occupazionale e con ripercussioni su tutti gli stabilimenti del gruppo.Nell'incontro di domani (alle ore 15) alla presenza del Governo nessuno potrà limitarsi ad una semplice presa d'atto della fuga di ArcelorMittal dalle responsabilità e dagli impegni assunti con l'accordo del 6 settembre 2018.Il Governo deve togliere ogni alibi ad ArcelorMittal.Per la Fiom quelle responsabilità e quegli impegni rappresentano altrettanti vincoli inderogabili non solo nell'esercizio della rappresentanza delle condizioni e dei diritti dei lavoratori di tutto il gruppo e dell'indotto, ma per le prospettive industriali del Paese".
Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, "la situazione è difficile e i tempi delle decisioni devono essere rapidi. Per noi non ci sono le condizioni per recedere dal contratto, per noi ArcelorMittal deve applicare tutte le parti del contratto.
Non voglio perdere neanche un posto di lavoro. Non è una discussione accettabile quella sugli esuberi. Lì si deve continuare a produrre acciaio, garantendo la salute di cittadini e lavoratori".
Allo stato dei fatti, è sempre più evidente che l'acquisizione dell'ex Ilva da parte del colosso dell'acciaio franco-indiano è stato fatto con la precisa intenzione di chiudere un concorrente e che la via giudiziaria sembra l'unica strada ormai percorribile per tenere in vita l'impianto, anche se rimane il rebus di chi poi dovrebbe gestirlo portando avanti la bonifica di Taranto e delle aree limitrofe.