Non si placa lo sdegno per il baby lager, dove si sono perpetrate le violenze che i piccoli ospiti indifesi hanno subito.

Dalle carte degli inquirenti emergono nuovi particolari, raccapriccianti, che raccontano un cinismo inimmaginabile, e le tante, troppe bugie raccontate ai genitori dei piccoli per nascondere quanto accadeva.

Metti una cremina che nasconde i lividi

questo lo slogan preferito dall'aguzzina dei piccoli: le violenze si indirizzavano soprattutto su 6 bambini, tre maschi e tre femmine, Non si sa perchè fossero proprio loro le vittime prescelte, ma le percosse e le punizioni fioccavano a spron battuto.

Un "modus educandi" che non era una scelta sporadica, ma uno status quo, trasferito anche al personale coadiuvante, invitato ad incutere terrore ai bambini, e quindi ad utilizzare gli stessi metodi.

Legati ad una sdraio

Così venivano puniti i bambini, legati ad una sdraio posta nel bagno o in una stanza buia, per ore e ore, tutti incuranti del loro pianto, perchè sicuramente avranno pianto a dirotto.

E le mille e mille bugie raccontate ai familiari, che chiedevano spiegazioni per un livido, o per lo stato di agitazione dei piccoli.

Si è fatto male da solo, con la molletta del ciuccio....è caduto mentre giocava, e con i bambini succede.....

Violenze riprese nelle intercettazioni, ben 25 individuate dagli inquirenti in 115 giorni di sorveglianza,  a partire da Aprile. Ma la convinzione diffusa è che le brutalità fossero iniziate almeno due mesi prima.

La coppia di aguzzini- lui il gestore, rimesso in libertà per non aver preso parte alle violenze (ma sapeva, e sapendo ha taciuto), lei agli arresti domiciliari - avrebbero dovuto sposarsi sabato. 

Sulla donna, emerge anche una segnalazione in Prefettura: sembra sia stata sorpresa, mesi addietro, in Piazzale Maciacchini, estrema periferia milanese non lontana dall'asilo, mentra acquistava hashish.

Ai genitori dei piccoli ora non resta altro che affrontare un lungo doloroso cammino, coadiuvati da psicologi ed assistenti sociali, per il recupero psico fisico di chi non ha potuto nè saputo difendersi da tanta brutalità.