OLTRE IL 50% DEI CASI DI CONTRAFFAZIONE NASCE SU INTERNET.

È stato pubblicato ieri da EUIPO (European Union Intellectual Property Office) lo studio dal titolo “Misuse of e-commerce for trade in counterfeits”. Lo Studio presenta un’analisi dell’uso illecito del commercio elettronico per favorire la vendita di prodotti contraffatti. 

Negli ultimi anni la rapida espansione del commercio elettronico è coincisa con una maggiore fiducia dei consumatori verso l’acquisto online di prodotti e servizi. In questo senso non va dimenticato quanto il web sia diventato luogo d'acquisto di utenti sempre più eterogenei e non più ad appannaggio di millennials.  

Tra il 2018 e il 2020 le vendite al dettaglio online, un sottoinsieme di tutte le attività B2C, sono aumentate del 41 % nelle principali economie, a fronte di un incremento inferiore all’1 % delle vendite al dettaglio complessive.

A tale aumento ha contribuito la pandemia di COVID-19 che ha indotto i consumatori a fare acquisti online a seguito dei vari lockdown per evitare di frequentare i negozi. Durante la pandemia, le attività di commercio illecito si sono particolarmente diffuse nell’ambiente online.

La crescente popolarità del commercio elettronico non è passata inosservata ai contraffattori, che ne fanno un uso sempre maggiore per vendere articoli falsi ai consumatori, alcuni dei quali li acquistano confidando nella loro autenticità, mentre altri cercano attivamente contraffazioni sottocosto.

I nessi tra il commercio elettronico e il commercio illecito di prodotti contraffatti sono corroborati da un’analisi quantitativa che esamina il rapporto esistente tra il commercio elettronico e il numero e il valore dei sequestri doganali di prodotti contraffatti nel periodo 2017-2019.

Tale dato suggerisce che i prodotti illeciti acquistati mediante il commercio elettronico sono spesso spediti in piccoli colli, utilizzando in particolare i servizi postali.

Un caso studio dell’Unione europea, che raccoglie dati sui sequestri di prodotti contraffatti legati all'e-commerce, fornisce ulteriori approfondimenti al riguardo. Tali dati mostrano che nel 91 % di tali sequestri, le spedizioni sono avvenute tramite servizio postale, mentre per i prodotti contraffatti non legati al commercio elettronico solo nel 45 %.

 Di fatto, i contraffattori del web preferiscono il servizio postale! 

Per quanto riguarda la provenienza, l’origine delle contraffazioni era simile sia per quelle legate al commercio elettronico che per quelle non legate ad esso; tuttavia, la quota della Cina sul totale è stata più elevata nel caso delle contraffazioni legate al commercio elettronico (75,9 % rispetto al 45,9 % del numero totale dei sequestri).

I sequestri di prodotti contraffatti legati al commercio elettronico nell’UE hanno riguardato un’ampia gamma di prodotti, tra cui calzature (33,7 % dei sequestri totali), abbigliamento (17,3 %), profumi e cosmetici (9,6 %), articoli in pelle (8,7 %), macchine e attrezzature elettriche (6,5 %), giocattoli (5,5 %) e orologi (5,2 %).

I soggetti malintenzionati hanno prosperato sui mercati del commercio elettronico data la relativa facilità nel creare siti dove vendere contraffazioni. Inoltre, continuano a escogitare nuovi modi per infiltrarsi con i loro prodotti contraffatti nelle piattaforme più famose come Amazon ed eBay.
 
Sebbene le dogane e le forze di polizia siano attivamente impegnate nell’individuazione e nella chiusura di siti fraudolenti e lavorino con i principali operatori di piattaforma e titolari di marchi per contrastare le vendite di prodotti contraffatti, il problema rimane significativo e si sta espandendo.

I contraffattori sono stati capaci di approfittare delle lacune dei canali di distribuzione per promuovere le loro operazioni illecite. 

Nel caso del commercio elettronico, ciò avviene in gran parte tramite il servizio postale. Suscita preoccupazione il fatto che le autorità postali e doganali non siano in grado di controllare efficacemente le spedizioni di piccoli colli e pacchi postali e identificare eventuali prodotti contraffatti.

Dispongono infatti di una capacità limitata per individuare le contraffazioni vendute a livello internazionale, in quanto le spedizioni di articoli contraffatti inviati per posta si confondono tra miliardi di articoli venduti legittimamente.

I governi hanno adottato una serie di misure volte a contrastare la vendita online di articoli contraffatti, tra cui la conclusione di accordi con le parti interessate per rafforzare la cooperazione nonché un impegno maggiore per individuare e agire contro i siti web che vendono tali articoli.

Nell’Unione europea, ad esempio, la Commissione europea ha contribuito alla redazione e all’attuazione di un protocollo d’intesa tra piattaforme, titolari di marchi e altre parti interessate per promuovere le "best practices" nella lotta alla vendita di prodotti contraffatti su internet.

Inoltre, nell’Unione europea e negli Stati Uniti si ritiene che la legislazione e le direttive, se adottate, creeranno nuovi quadri di riferimento per combattere la criminalità del commercio elettronico, compreso il commercio di prodotti illeciti.

La capacità delle piattaforme di controllare adeguatamente i venditori terzi si è tuttavia rivelata impegnativa e si stanno compiendo sforzi costanti per migliorare i meccanismi per individuare e punire i venditori di articoli contraffatti.

L’analisi presentata da EUIPO dimostra che l’uso improprio dei mercati online da parte dei contraffattori è estremamente diffuso. È necessario esaminare ulteriormente il modo in cui queste dinamiche si evolvono, sia a livello settoriale sia mediante casi studio.

Un ulteriore lavoro dovrebbe focalizzarsi sul miglioramento delle misure a fronte delle sfide emergenti mediante l’individuazione e la promozione di politiche e prassi efficaci.