Questo venerdì il presidente palestinese Mahmoud Abbas è arrivato al Cairo per una visita ufficiale in cui è programmato un incontro con il presidente egiziano Abdul-Fattah al-Sisi.

Durante la visita, Abbas prenderà parte all'inaugurazione di una moschea e di una cattedrale nella "Nuova Capitale" amministrativa dell'Egitto.

La notizia è interessante solo in funzione del fatto che lo stesso al-Sisi ha annunciato una più stretta cooperazione con l'esercito israeliano, durante un'intervista rilasciata alla televisione americana CBS che verrà trasmessa nel fine settimana.

Sicuramente un fatto senza precedenti e inimmaginabile in passato, motivato dalla necessità di contrastare gli attacchi dei militanti islamici in Sinai.

L'Egitto, considerando che adesso il Governo di al-Sisi è anche il principale punto di riferimento politico ed economico per Hamas (dal settembre 2017), potrebbe così svolgere un ruolo di primo piano per spingere ad un accordo di pace tra israeliani e palestinesi, proprio in funzione degli investimenti economici - vedi la costruzione di New Capital - e della necessità di aumentare la stabilità dell'area, anche per incrementare l'arrivo di turisti e di valuta estera. Lo sviluppo economico da usare come leva per un accordo di pace.

Non assurda come eventualità, se non ci fosse prima da rispondere ad una semplice domanda: ma Israele che verrebbe a guadagnarci?