Una volta, quando in spiaggia non c'erano Papeete e cubiste, i babbi, invece di riempirsi di long drink, si facevano convincere a prendere per le caviglie i bimbi e a trascinarli sulla sabbia dove, con il sedere, disegnavano dei fantastici circuiti in cui potevano far gareggiare i loro campioni.

A quel tempo Motta, Bitossi, Ritter, Merckx, Taccone, Gimondi, Dancelli, Adorni, Zilioli, Poggiali, Mori e molti altri erano racchiusi dentro biglie di plastica per metà trasparenti e correvano grazie all'abilità della bicellata, schicchera, santillo, biscotto, cricco... in base a come ognuno preferisce chiamare il tiro effettuato con l'indice o il medio in opposizione al pollice.

Sfide interminabili, con vittorie e rivincite, la cui genuina semplicità rifletteva anche quella dei ciclisti di allora, campioni veri che rimanevano campioni sempre perché la loro carriera non era supportata e "gonfiata" da addetti stampa, procuratori, social media manager, bensì basata solo sulla classe, sulla capacità di soffrire, sulla strategia e, come avrebbe detto Binda, sui garùn.

Felice Gimondi, bergamasco di Sedrina, era tutto questo, un campione vero che in quasi vent'anni - dall'inizio degli anni '60 fino alla fine degli anni '70 - ha vinto tutto quello che un campione poteva e doveva vincere... nonostante abbia corso nello stesso priodo in cui correva il "cannibale" Eddy Merckx, uno tra i più grandi ciclisti di tutti i tempi.

Felix de Mondi o Nuvola Rossa, come lo aveva soprannominato Gianni Brera, era un corridore completo in grado di vincere in salita, a cronometro e anche in volata, oltre ad avere la resistenza necessaria per far valere le sue caratteristiche non solo nelle corse di un giorno, ma anche i quelle a tappe, tanto che è uno tra i sette corridori ad aver vinto tutte e tre i grandi "giri": Giro, Tour e Vuelta.

Gimondi è morto nel pomeriggio di venerdì 16 agosto, per un arresto cardiaco, mentre si trovava in vacanza a Giardini-Naxos, tra Messina e Catania.

Così gli ha reso omaggio Eddy Merckx con queste parole che il campione belga ha rilasciato all'Ansa: «Stavolta perdo io. Perdo prima di tutto un amico e poi l'avversario di una vita.

Abbiamo gareggiato per anni sulle strade l'uno contro l'altro, ma siamo diventati amici a fine carriera. L'avevo sentito due settimane fa... così come capitava ogni tanto.

Che dire... sono distrutto. Felice è stato prima di tutto un grande uomo, un grande campione, purtroppo ce lo hanno portato via. È una grande perdita per il ciclismo.

Mi vengono in mente tutte le lotte che abbiamo fatto insieme… Un uomo come Gimondi non nasce tutti i giorni, con lui se ne va una fetta della mia vita. È stato tra i più grandi di sempre».