Sì, è stato un vero e proprio Black Friday, un Viernes Negro... un Venerdì Nero. Ma gli acquisti, con questa definizione, non hanno nulla a che vedere. Il venerdì nero è stato per Matteo Renzi e per il suo Governo.

La mattina ci ha pensato l'Istat ad inaugurare la giornata con un buongiorno che peggiore non poteva essere, pubblicando fatturato e ordinativi del'industria a settembre 2016.

Ad esser sinceri, l'Istat ci ha provato a minimizzare il colpo cercando di mettere l'attenzione sull'andamento annuale del report, confrontandolo con il 2015. In quel caso il fatturato, in un anno, cala dello 0,3% e gli ordinativi aumentano del 2,6%.

Ma i dati rispetto ad agosto bisognava pur pubblicarli! E allora ecco che si scopre che la flessione del fatturato rispetto al mese precedente è del -4,6% e del -6,8% quella degli ordinativi. E per quanto riguarda il fatturato, la flessione più marcata si è avuta sul mercato interno con un -5,5% rispetto a quello estero che ha registrato un -2,8%. In barba a qualsiasi ripresa "domestica".

Poi, nel tardo pomeriggio, c'è stata la chiusura della Borsa con lo spread dei titoli decennali del debito italiano che ha fatto registrare un rialzo che ha toccato quota 190 punti, il massimo da maggio del 2014, per poi attestarsi a quota 186. Non "male" per chi ci va dicendo che grazie a lui il debito dell'italia cala.

Ma l'altra notizia, anch'essa non positiva, arrivata da Piazza Affari ha riguardato il Monte dei Paschi. Il mercato ha salutato il via libera dell'assemblea dei soci all'aumento di capitale di 5 miliardi di euro - che partirà dalla prossima settimana con la conversione volontaria di obbligazioni in azioni - con il crollo del 13% del titolo, che adesso vale venti centesimi.

Gli operatori finanziari sono piuttosto curiosi. Da una parte invocano il Sì al referendum perché Renzi possa continuare a governare, al di là di quelli che sono i contenuti del referendum stesso. Dall'altra, però, di Renzi non si fidano e quando lui dice che MPS è un titolo sano e che può essere acquistato senza timore, tutti provvedono a venderlo facendo anche dichiarazioni quasi inorridite alla possibilità di futuri acquisti a sostegno dell'aumento di capitale (sentire le dichiarazioni di Francesco Micheli in proposito).

Già così, non era per Renzi una giornata da ricordare. Ma con queste premesse, non poteva certo mancare il colpo di grazia che è arrivato dalla Corte Costituzionale, che ha bocciato la riforma Madia della Pubblica Amministrazione ritenendola illegittima nelle parti in cui prevede che l’attuazione attraverso i decreti legislativi avvenga solo con il "parere" della Conferenza Stato-Regioni, mentre invece è richiesta una reale "intesa" tra Stato e Regioni.

Inutile dire che la sentenza sia stata accolta da Renzi non come presa d'atto degli errori causati dall'arroganza del suo modo di governare la cosa pubblica, ma dal fatto che ciò dimostri la necessità di cambiare la Costituzione per evitare alle Regioni di appellarsi contro provvedimenti sbagliati e alla Consulta di poter decidere, in sintesi sconfiggere la "burocrazia".

Naturalmente, questa dichiarazione non va considerata come esempio di svolta autoritaria della riforma costituzionale, ma solo come affermazione a favore di una democrazia decidente. Basta trovare il titolo adatto, magari corredato da un #, e tutto va al posto giusto.

Questo venerdì nero, non è solo che un piccolo antipasto delle scelte prodotte dal governo Renzi. Se vogliamo continuare a vedere quanto saranno ugualmente "fantastici" anche i piatti di portata, non resterà che votare Sì al referendum.