"Da uomo forse più potente d'Italia ora sono privato cittadino." In questo virgolettato, ripreso da alcune agenzie di stampa, è riportato quanto ha dichiarato domenica sera Matteo Renzi nella comparsata televisiva allestita dal solito Fabio Fazio, che per l'ex premier ha segnato l'inizio della campagna per l'elezione a segretario del Partito Democratico.

Inutile ormai credere che Matteo Renzi possa fare una vera autocritica dei suoi numerosi errori che hanno contribuito a peggiorare le condizioni del paese, portando alla scissione nel PD.

Quindi, inutile porre l'accento sull'elenco dei fatti che dovrebbero testimoniare la sua grandeur, iniziando il percorso a ritroso a cominciare dalla cena alla Casa Bianca, per segnalare ancora una volta falsità o verità di comodo da lui pronunciate.

Invece, vale la pena soffermarsi sul fatto che, da presidente del Consiglio, Renzi ha creduto di essere "potente", "il più potente d'Italia". Il "forse" è stato detto per non inimicarsi qualche utile amico in Confindustria.

Il concetto di incarico pubblico, da parte di Renzi e di quelli che hanno la sua stessa considerazione dello Stato, non è servire la comunità, essere a servizio della comunità, ma esserne il capo, comandare.

Il potere in cui crede Renzi è la politica dell'Io, comune alle destre, ma che nulla ha a che vedere con la sinistra. Ed è la politica dell'Io che ha portato l'ex ragazzotto prodigio di Rignano a sbattere contro il muro dell'indignazione e dell'esasperazione della sinistra presente nel suo partito, causandone la scissione.

Lo ha sottolineato, pur senza far nomi, anche Michele Emiliano, altro candidato al Congresso del PD, che stamani ha detto: "Ormai siamo in un'altra fase. In Italia bisogna passare dall'Io, che ha caratterizzato la politica italiana e in particolare il Pd nell'ultimo periodo, al Noi.

Ciò significa essere generosi, farsi aiutare, dimostrare anche i propri limiti, continuando a progettare il futuro della gente, non il proprio futuro. Qui i politici italiani, anche nel Pd, pensano solo al proprio futuro e non a quello delle comunità e del Paese."

Se, oltre ad Emiliano, avranno finalmente capito questo semplice concetto anche coloro che andranno a votare il 30 aprile per le primarie del Partito Democratico, per Matteo renzi sarà dura farsi rieleggere segretario.