Dopo aver sentito per tre ore a Pavia  l'assessore leghista di Voghera Massimo Adriatici, il giudice per le indagini preliminari ha deciso di convalidarne l'arresto ai domiciliari  per eccesso colposo di legittima difesa a seguito dell'uccisione di Youns El Boussetaoui, a cui ha sparato con una pistola calibro 22 da lui detenuta.

Nell'ordinanza di conferma ai domiciliari - secondo quanto riporta l'Ansa - il gip di Pavia ha motivato la decisione per l'attitudine dell'indagato a "porre in essere reazioni sovradimensionate nel caso in cui si trovi in situazione di criticità. Ciò che si vuole evidenziare è che lo stesso Adriatici ha dichiarato di aver estratto la pistola dalla tasca in un momento in cui era ancora lucido e consapevole delle proprie azioni"...

Tra le novità dell'inchiesta, un testimone avrebbe modificato la sua precedente dichiarazione affermando che Adriatici una volta finito a terra dopo esser stato colpito con un pugno da El Boussetaoui, prima di sparare con la pistola che già aveva impugnato in precedenza, avrebbe prima preso la mira. 

Dopo che dall'amministrazione comunale non era pervenuto alcun commento sul fatto, ieri la sindaca Paola Garlaschelli si è rivolta così ai suoi concittadini, dichiarando tra l'altro che "Voghera è una città moderata e accogliente in cui un pilastro portante del vivere sociale è costituito da associazioni di volontariato e da una fitta rete di servizi sociali. È una città forte di una comunità che ha ben presente quali siano i valori e il rispetto per i cittadini di ogni colore politico, credo ed etnia"....

Neanche il tempo di far conoscere la sua dichiarazione che oggi Il Foglio la smentisce pubblicando un articolo che descrive invece una città completamente diversa con l'assessora al commercio della sua amministrazione, Francesca Miracca, che ha dichiarato, "Oggi sì che spariamo", riferendosi alla manifestazione odierna dove la comunità marocchina del territorio, in piazza Meardi, ha ricordato Youns El Boussetaoui, per poi sfilare verso la sede del Comune.

Così, la sindaca Garlaschelli è dovuta correre ai ripari  con queste parole: "Mi dissocio categoricamente da quanto riportato su Il Foglio. Rinnovo il mio invito a tutti affinché oggi la manifestazione possa svolgersi in modo pacifico. Vi prego altresì di essere attenti a non diffondere tramite i social network post il cui contenuto potrebbe incitare all’odio e scatenare comportamenti violenti".

E meno male Voghera è una città moderata e accogliente!

In ogni caso, la manifestazione si è svolta pacificamente, senza incidenti...


Youns El Boussetaoui aveva due figli e soffriva di problemi psichici ed era scappato da una struttura di Vercelli perché voleva tornare in piazza a Voghera che considerava casa sua. Era una persona che non stava bene e che aveva bisogno di aiuto, ha dichiarato in una nota Yassine Lafram, presidente dell'Unione delle comunità Islamiche d’Italia:

"Youns El Boussetaoui era una persona con delle difficoltà. Prima di tutto era questo Youns, ucciso nella tarda serata del 20 luglio da un assessore di Voghera ed ex poliziotto, per giunta con un incarico votato alla sicurezza dei cittadini. Youns era poi anche un marocchino e, in ultimo, un extracomunitario irregolare. Se anche, come sembra essere accertato, avesse avuto precedenti penali nulla, e ripetiamo nulla, può aver giustificato un atto del genere. Paradossalmente questa amara banalità, ossia la mancata percezione che prima di tutto è stato ucciso un uomo, viene resa ancor più amara da un altro fatto: il repentino cambiamento delle reazioni mediatiche, dapprima costernate contro l’assessore, per cambiare da quando si è saputo che ora il signor Massimo Adriatici potrebbe essersi difeso legittimamente. Improvvisamente appaiono subito le specifiche religiose, razziali e giudiziarie della vittima come a insinuare un principio di giustificazione. Allora vorremmo capire se è possibile rigirare la domanda: e se è stato ucciso proprio per quelle specifiche? Spereremmo di no, sarebbe terribile. Ma alcuni dati anche ultimi al riguardo non ci confortano.Indagheranno in ogni caso gli inquirenti sulle dinamiche, ma qualsiasi sia la risposta il fatto atroce in sé non cambia: non possiamo farci giustizia da soli.Chi ha bisogno di cure deve essere seguito e non abbandonato all’addiaccio né fatto oggetto di una reazione omicidiaria a prescindere dall’aspetto, dal colore della pelle, dalla provenienza".