“Siamo solo agli inizi, siamo scesi in piazza troppo poco, dobbiamo tornare per strada e coinvolgere la gente, contro le armi e contro la guerra”. 

Perché dice che siamo solo agli inizi?
Noi pacifisti ci siamo mossi tardi, non abbiamo lavorato abbastanza, abbiamo aspettato troppo, forse per paura che le persone non scendessero in piazza. E invece la manifestazione nazionale a Roma del 5 marzo, promossa e partecipata da tantissime associazioni, è stata una bella piazza piena, un segno di speranza, che ci dice che la gente non vuole la guerra. Questo sentimento dobbiamo prenderlo seriamente e continuare a mobilitarci: tornati nelle nostre città, dobbiamo darci da fare.

In che modo?Innanzitutto facendo pressione sul nostro governo, a cui dobbiamo dire basta finanziamenti alle armi. Il ministro della Difesa, che per me è il ministro della guerra, ha annunciato giorni fa che la spesa militare potrebbe essere portata dagli attuali 30 miliardi di euro all’anno a 38-40 miliardi tra il 2027 e il 2028. Con un incremento di 3 miliardi già dal prossimo. È una pazzia. Questi soldi vanno spesi per la scuola, la sanità, non per le bombe e i missili. La guerra è il risultato di questo armarsi fino ai denti.

Che altro possiamo fare?Il movimento pacifista non si deve fermare, ora inizia l’impegno. Possiamo organizzare un’iniziativa per smuovere le coscienze, una carovana della pace come quella che fece don Tonino Bello per Sarajevo. Una carovana di centomila auto diretta al confine ucraino. Il mondo della pace si faccia sentire. C’è urgenza di gesti importanti.

Che cosa pensa della decisione del Parlamento italiano di inviare armi per sostenere l’Ucraina?Per me è un’aberrazione totale, una follia per due ragioni. La prima è che la nostra Costituzione all’art. 11 ripudia la guerra. Questo vuol dire che se mandiamo materiale bellico adesso siamo in guerra. In secondo luogo, la legge 185 del 1990 (che regola l’export militare, ndr) vieta al governo di vendere armi a Paesi che sono in guerra. Che Camera e Senato abbiano approvato questa risoluzione è assurdo, mi vergogno per quel voto.

Quali azioni dovrebbe mettere in campo l’Italia?In questo momento il nostro governo dovrebbe spendersi in ambito internazionale per forzare i contendenti a sedersi attorno a un tavolo e arrivare a una soluzione pacifica, portare Russia e Ucraina al tavolo dell’Onu. Una cosa che si sarebbe dovuta fare nel 2014, dopo il protocollo di Minsk (un accordo per porre fine alla guerra nell’Ucraina orientale, ndr) che è chiaro ma non è mai stato attuato. Se Mosca chiede la neutralità di Kiev, per esempio, bisogna trovare gli spazi per accordarla. Oggi l’Ucraina è una polveriera, è un Paese spaccato profondamente, con un nazionalismo che fa paura. Un negoziato è sempre possibile, ci si può mettere d’accordo. Ma i combattimenti devono cessare. La posta in gioco è altissima, rischiamo grosso, una guerra nucleare, l’inverno nucleare.


Quelle sopra riportate sono le parole pubblicate su Collettiva, il sito web che "riassume" le posizioni della Cgil, di un'intervista a Padre Alex Zanotelli, in cui il missionario comboniano ha voluto ribadire lo spirito che ha animato la manifestazione dello scorso fine settimana a Roma dove si è condannata la guerra in Ucraina e l'invio delle armi al governo di Kiev da parte del nostro Paese, e non solo.

Respingere la guerra e le sue ragioni, senza se e senza ma è sicuramente una posizione condivisibile, ma le posizioni dei pacifisti, almeno in quetso caso, non sembrano molto convincenti, a meno che non si siano dimenticati di farci sapere qualcosa che a molti finora è sfuggito o è risultato incomprensibile.

Che in Ucraina vi siano dei nazionalisti per i quali il rispetto delle minoranze è inesistente... è storia, anche se nell'Ucraina russofona, chi vi si contrappone è più o meno della stessa "pasta" ed è per questo che in otto anni, nonostante Minsk e la linea di contatto, passi avanti nel trovare una soluzione - almeno per il Donbass - non ne sono stati fatti. E la Russia avrebbe dovuto per questo invadere un'intera nazione invece di occupare, nel peggiore dei casi, il territorio delle due cosiddette repubbliche autonome del sud-est dell'Ucraina?  

E perché dire che non si è cercato il dialogo e non lo si vuol portare avanti neppure adesso quando Putin ha sempre ignorato le offerte di colloqui diretti con Zelensky, mentre adesso i suoi ministri ignorano persino l'attivazione di corridoi umanitari?

Il dialogo con Mosca sembra quello che la Chiesa cattolica propagandava fino a qualche tempo fa: si parla sempre con tutti... dopo però si fa quello che noi vogliamo! Difficile impostare delle trattative che, alla prova dei fatti, si rivelano dei puri e semplici diktat.

Quindi, per voler esser pacifisti, oggi si dovrebbe dire a Putin "prendi l'Ucraina" e facci quel che vuoi? E domani, nel caso Putin volesse i Paesi Baltici o la Finlandia o la Polonia o la Romania... dovremmo dire lo stesso? E perché Putin non dovrebbe farlo se oggi gli si permettesse di invadere un Paese sovrano senza pagar dazio? E perché dovremo assistere inermi - e già lo facciamo - al massacro che Putin sta facendo a Mariupol, a Kharkiv, a Irpin... così come in altre città ucraine, considerando già un crimine il solo invio di armi? Ma come è possibile dialogare quando colui con cui dovresti farlo ti ammazza? E anche non consentire di difendersi a chi ti chiude aiuto sarebbe da considerare una posizione umanamente e umanitariamente sostenibile?

Se almeno questo i pacifisti riuscissero a spiegarcelo gliene saremmo grati. Fino ad ora però non lo hanno fatto e per questo non si riesce a comprendere la loro posizione sulla guerra in Ucraina.