Carlo Cottarelli, economista, nel 2013 venne nominato dal Governo Letta commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica. Nell'ottobre del 2014, dopo che poco o nulla fu messo in atto dai governi in carica riguardo ai suggerimenti da lui indicati per migliorare i conti dello Stato, l'allora premier Renzi, nell'autunno del 2014, lo designa ad un incarico al Fondo Monetario Internazionale.

Cottarelli è tornato all'attenzione della ribalta politico economica dell'Italia lo scorso fine settimana, con la presentazione dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, di cui ha assunto la direzione, a titolo gratuito.

Che cosa vuole essere questo osservatorio? Un "pensatoio" che dovrà analizzare, informandone l'opinione pubblica, come viene gestito il denaro pubblico, senza neppure dimenticare la verifica della sostenibilità delle ricette economiche presentate dalle varie forze politiche presenti nel Paese, con un'attività di "fact-checking" che verrà praticata anche sui programmi elettorali delle prossime politiche.

L'attività di analisi e comunicazione dell'Osservatorio non è fine a se stessa, ma vuole "contribuire alla riduzione del debito pubblico rispetto al Pil, avviare una gestione efficiente della spesa pubblica, ridurre la tassazione e garantire la trasparenza dei conti e della normativa in materia."

In occasione della presentazione di questa nuova iniziativa, Cottarelli ha già bocciato, di fatto, i risultati dei governi Renzi e Gentiloni. Ecco un breve riassunto di che cosa ha detto.

Per ridurre il deficit debito/Pil, occorre un "saldo primario almeno al 4% del Pil", livello a cui i conti italiani non si avvicinano da oltre 15 anni. "Dal 2012, in occasione delle stime semestrali, ogni governo ha sempre rivisto al ribasso l'obiettivo del saldo primario. Se tutto va bene nel 2018 il saldo primario sarà del 2% contro il 5% che il governo prevedeva nel 2014".

Il saldo primario, tolta la spesa per gli interessi, è dato dalla differenza tra entrate e uscite nel bilancio dello Stato. Se il saldo primario è intorno al 4%, questo determina un calo annuo di tre punti percentuali del rapporto debito/Pil, facendo sì che, "nei periodi in cui la crescita viene a mancare, il debito rimanga costante e non riprenda a salire."

Purtroppo, però, secondo Cottarelli, "la riduzione marginale del debito che vedremo sia per quest'anno che per il prossimo non è sufficiente". Pertanto, anche le stime del governo che vedono in calo il rapporto debito/Pil - al 131,6% a fine 2017 e al 130% a fine 2018 - potrebbero non essere attendibili.

Pertanto, le raccomandazioni a questo e al governo che verrà sono state quelle di mantenere le decisioni fin qui prese in tema di pensioni: "Sarebbe un grosso problema per i conti pubblici se si cominciasse già a disfare quello che è stato approvato alcuni anni fa con la riforma delle pensioni. Non vedo spazio per cambiare il meccanismo di indicizzazione dell‘età pensionabile alle aspettative di vita."

Inoltre Cottarelli, per invitare il Governo a rottamare la stagione dei bonus in favore di politiche strutturali, ha citato l'ennesimo bonus auspicato da Renzi, affermando che "se si vuole influire sul basso tasso di fertilità italiano servono misure strutturali, non il bonus bebè!"