In base a quanto rilevato dalle associazioni di categoria che tutelano i lavoratori dell'edilizia, nel 2016 - sebbene manchino ancora due mesi alla fine dell'anno - le vittime in questo settore sono aumentate del 27% rispetto al 2015. In questo numero, gli over 60 coinvolti sono raddoppiati. Solo negli ultimi giorni ci sono state due vittime, a Maierato (Vibo Valentia) e a Portici (Napoli). 

Per dare visibilità al problema, le sigle sindacali Feneal, Filca e Fillea hanno proclamato oggi un’ora di sciopero tra i lavoratori edili, accompagnata anche da alcune iniziative locali e da un sit-in in Piazza Montecitorio. 

Il 9 novembre ci sarà poi un'audizione formale con la Commissione parlamentare d'inchiesta sugli infortuni sul lavoro e con il presidente della Commissione lavoro della Camera, per far presente il problema al Goveno ed ottenere, in tempi rapidi, delle risposte. 

In base ai dati delle tre sigle sindacali, una soluzione per quella che sta diventando una situazione di emergenza è l'abbassamento della soglia dei contributi necessari per accedere all’Ape agevolata ritenuta - secondo loro - troppo alta per gli operai edili che, oltre a svolgere un lavoro gravoso, hanno spesso carriere discontinue che non permettono di accumulare contributi in maniera continuativa. 

Inoltre, sempre secondo i sindacati, da parte del Governo si dovrebbe anche dar corso immediato ai seguenti provvedimenti

- completare l’attuazione del decreto legislativo 81, anche con la costituzione della patente a punti,
- intervenire con azioni precise per contrastare il lavoro nero ed irregolare,
- ripristinare il Durc nella sua formula originaria e passare in breve tempo alla congruità,
- applicare il contratto edile a tutti i lavoratori in cantiere e rafforzare il ruolo degli enti bilaterali.

La conseguenza di questi fatti non può prescindere dalla responsabilità delle scelte finora fatte dai governi Monti, Letta e Renzi. Queste vittime, è chiaro, sono state immolate sull'altare del rigore e della sostenibilità dei conti, concetti di matrice europea che - oltretutto - hanno prodotto solo un allargarsi del disastro economico (seppur mascherato) che vive l'Italia, senza risolvere un bel nulla.

Ma non meno responsabile è anche la riforma del lavoro del governo Renzi, che oltre a precarizzare il lavoro a tempo indeterminato, ne ha abbassato le tutele, così da far registrare la paradossale situazione di una diminuzione degli infortuni (quasi sicuramente non più denuciati dai lavoratori) ed un aumento a due cifre degli incidenti mortali, con una inversione di tendenza che non si vedeva ormai più da diversi anni.

Questo, come è immaginabile, Matteo Renzi si dimentica di ricordarlo quando celebra se stesso indicando, confusamente, il numero di posti di lavoro da lui creati dal febbraio 2014, scambiandoli con il numero di occupati.