"Seguo con trepidazione le gravi tensioni e le violenze di questi giorni a Gerusalemme. Sento il bisogno di esprimere un accorato appello alla moderazione e al dialogo. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera, affinché il Signore ispiri a tutti propositi di riconciliazione e di pace."

Queste le parole pronunciate da papa Francesco al termine dell'Angelus di domenica 23 luglio. La preoccupazione del Papa per quanto avviene in Palestina si aggiunge a quella della comunità internazionale, dopo i gravi fatti che, negli ultimi giorni, hanno alzato il livello di tensione tra israeliani e palestinesi.

Oltre ai sei morti finora registrati in seguito alle violenze seguite all'installazione di metal detector ai punti di accesso della Spianata delle moschee, il ministero della Salute palestinese ha comunicato che un altro palestinese è stato ucciso durante degli scontri, senza però fornire ulteriori dettagli. Pertanto, il numero dei morti, tra israeliani e palestinesi, è salito a sette.

Ma non è solo il Papa ad essere preoccupato per quanto sta accadendo, Russia, Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite, che in diverse occasioni hanno svolto il ruolo di mediatori di pace in Medioriente, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si dicono "profondamente preoccupati per le crescenti tensioni e i violenti scontri dentro e intorno al centro storico di Gerusalemme", chiedendo che israeliani e palestinesi facciano entrambi un passo indietro.

Lunedì si riunirà il Consiglio di sicurezza dell'Onu per discutere la situazione in Medioriente con Svezia, Egitto e Francia che hanno posto come tema quello di verificare urgentemente come sostenere le richieste che possano consentire di allentare la tensione a Gerusalemme.