Le Commissioni esteri congiunte di Camera e Senato, si sono riunite nel pomeriggio di lunedì 4 settembre presso la Sala del Mappamondo della Camera dei deputati per sentire il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Angelino Alfano sui rapporti tra Italia e Egitto.

Nella sostanza, Angelino Alfano è stato chiamato a riferire a deputati e senatori che compongono le due commissioni in relazione al ritorno dell'ambasciatore italiano in Egitto, nonostante il caso Regeni non sia stato risolto e nonostante la magistratura egiziana non abbia fornito elementi decisivi alla sua risoluzione.

Che cosa ha detto il ministro Alfano? Che l’omicidio di Giulio Regeni rappresenta ancora una ferita per il nostro Paese e su questo caso non verrà mai accettata una verità che non sia quella vera e non una verità di comodo. In ogni caso, l'Egitto «è un partner ineludibile per l’Italia, così come l’Italia è imprescindibile per l’Egitto. Ma questo non sarà mai un impedimento alla ricerca delle verità sull’omicidio di Giulio Regeni.»

«Il giorno del ritrovamento del corpo senza vita di Giulio Regeni, quel tragico 3 febbraio 2016, i rapporti bilaterali hanno subito inevitabilmente un duro colpo - ha detto Alfano. - L’omicidio di Giulio Regeni è una grave ferita per le nostre coscienze, per tutti noi e per l’intero Paese.

Nel corso dell’anno e mezzo che è seguito all’assassinio di Giulio Regeni, il governo ha mantenuto un costante raccordo con il parlamento: non ci siamo sottratti e in alcuni casi abbiamo promosso un confronto sugli sviluppi del caso, sulle azioni politico-diplomatiche per sostenere l’operato dei nostri investigatori e più in generale sugli ambiti e le prospettive del rapporto bilaterale italo-egiziano.

Ringrazio in questa occasione tutti i gruppi per l’attenzione costante che hanno riservato a queste tematiche, soprattutto per aver assunto – pur con le asprezze e i distinguo tipici della dialettica parlamentare – un atteggiamento responsabile.

Un atteggiamento reso coeso dalla profonda condivisione dell’obiettivo di fondo che unisce tutti noi, ossia giungere alla verità sulle circostanze che hanno condotto alla morte di Giulio Regeni: una verità vera e non di comodo che identifichi i responsabili.»

A conclusione degli interventi dei gruppi parlamentari, Alfano si è detto più che soddisfatto che l'operato del governo sia stato appoggiato anche dai gruppi che non appartengono alla maggioranza. Ha inoltre ridimensionato quanto riportato dal NYT sul fatto che il governo italiano fosse stato informato dagli Usa che per la morte di Regeni erano responsabili i servizi egiziani - senza specificare quali - e che ne erano a conoscenza i vertici istituzionali di quel paese, come elementi di scarsa importanza e non di novità. Infine, il fatto che sia stata scelta la data del 14 agosto per rimandare l'ambasciatore italiano in Egitto, perché il 15 agosto i giornali non escono, è stato definito da Alfano elemento di enorme provincialismo.

Resta comunque l'elemento di enorme ipocrisia, confermato nel suo intervento di apertura con la certificazione che gli affari con l'Egitto sono ineludibili. Nel senso che l'Eni e l'Italia non possono rinunciare a contratti di svariati miliardi di euro per avere la conferma di una verità paragonabile ormai al segreto di Pulcinella: che persone appartenenti alla polizia o ai servizi di sicurezza egiziani, con il placet consapevole o falsamente inconsapevole dei vertitici istituzionali di quel Paese, hanno prima torturato e poi assassinato un cittadino italiano che viveva in quel paese per svolgere una ricerca di studio per conto dell'Università di Cambridge.

Qualsiasi ulteriore commento è inutile. I fatti testimoniano a sufficienza la qualità dei vertici politici e istituzionali del nostro Paese.