La questione è tutta lì, in una semplice domanda: «Martedì, il Partito Democratico voterà oppure no, la nostra proposta per dimezzare gli stipendi ai parlamentari? Se vogliono presentare delle proposte sono bene accette. Invece se vogliono rimandare la legge in commissione, ciò si traduce in "mi tengo tutto il malloppo".»

Così, ieri, Luigi Di Maio in un'intervista ha risposto alle affermazioni che il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva fatto durante la trasmissione domenicale di Lucia Annunziata in onda su Rai3.

Il concetto è stato ribadito questa mattina con un post su facebook: "Il premier è in stato confusionale. Sa bene che se il PD rimanderà in commissione la nostra proposta di legge sul dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, non gli basteranno tutte le slide del mondo per giustificarsi. Invitiamo Renzi a venire in aula. Segnatevi la data: ci vediamo domani, martedì 25 alle 15 in piazza Montecitorio, per un sit in di incoraggiamento al PD prima della votazione alla Camera. Se non glielo dice la loro coscienza, glielo direte voi cosa votare."

L'ennesima occasione di scontro tra PD e 5 Stelle è rappresentata dalla legge della deputata grillina Lombardi, che oggi arriverà per la prima volta in aula alla Camera, sul dimezzamento dello stipendio dei parlamentari.

Uno dei motivi per cui, secondo i sostenitori del Sì, dovremmo votare per convalidare il nuovo testo costituzionale è l'abbassamento dei costi della politica. I 5 Stelle, con questo disegno di legge, dimostrano che i costi della politica si possano abbassare anche con l'attuale costituzione e se questo è l'intendimento del PD, è sufficiente che approvi la legge.

Ma da quanto dichiarato ieri da Renzi, non sembra che il PD sia molto d'accordo. Il premier ha detto che la legge è strumentale e che è più corretto legare lo stipendio del parlamentare al numero di presenze in aula, facendo capire che le missioni dei parlamentari siano solo gite di piacere!

Non un bello spettacolo, dal punto di vista della dialetica e della politica, da parte di Renzi che, in qualche modo, ha cercato di mettere una pezza ad una situazione che si preannuncia imbarazzante e che potrebbe influenzare il voto al referendum, pesando negativamente sul Sì.

Ma Renzi non si è accontentato di quanto aveva detto e ha voluto anche aggiungere delle accuse rivolte a Di Maio e ai 5 Stelle, facendoli passare come nullafacenti e spendaccioni... "come il resto dei parlamentari" che, è facile immaginare, abbiano sentitamente ringraziato il presidente del Consiglio per la sua considerazione nei loro confronti.

A questa ulteriore accusa, Di Maio ha risposto in questi termini: «Non dica inesattezze. Renzi lo sa benissimo che noi del Movimento 5 Stelle guadagniamo 3000 euro al mese e rendicontiamo tutti i rimborsi, mentre lui prende oltre 5000 euro al mese e non sappiamo quello che si fa rimborsare.

Quello che sappiamo, per esempio, è che gli abbiamo rimoborsato un aereo da 170 milioni di euro. Lo sfiudo a rendere trasparente tutto quelo che si fa rimborsare. La sua vita di lusso lo dica ai cittadini quanto ci costa. Dica ai cittadini quanto ci costa.

Anche sulle presenze e le assenze io ho il 12% di assenze e ho lo stesso numero di votazioni in missione di tre vicepresidenti su quattro. La smetta di essere ossessinato dal Movimento 5 Stelle.»