RIFORMA COSTITUZIONALE: NON SAREBBE STATO MEGLIO SOPPRIMERE LE REGIONI PIUTTOSTO CHE LE PROVINCE?
Un aspetto rilevante della riforma costituzionale, approvata dal Parlamento, è quello relativo alle Regioni. E’ appena il caso di osservare che sarebbe stato più opportuno abolire le Regioni, ovviamente quali enti legislativi e amministrativi, piuttosto che le Province. Con la riformulazione dell’art. 117, scompare opportunamente la competenza concorrente delle Regioni ordinarie, causa di diverse disparità tra i vari territori italiani in mancanza di una cornice di riferimento politico, causa di proliferarsi di frammentati e scoordinati centri di potere e causa di conflitti di attribuzione tra i due enti. La ripartizione delle competenza tra Stato e Regione è concepita dalla riforma sulla base del principio di esclusività. Lo Stato amplia le materie di propria esclusiva competenza e lascia alla competenza esclusiva delle Regioni ogni altra residua non senza, però, prevedere la clausola di “supremazia” e cioè il potere della legge statale di intervenire nelle materie non riservate alle legislazione esclusiva “quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica e economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”. Non è difficile intuire e prevedere quanti dubbi faranno sorgere quei concetti di “unità giuridica”, di “unità economica” e, soprattutto, di “interesse nazionale”, nonchè quanti conflitti conseguentemente saranno sollevati. Il forte ridimensionamento delle competenze delle Regioni ripropone la questione della opportunità o meno di sopprimere le Regioni, quali enti dotati di potere legislativo e amministrativo, piuttosto che le Province. Le Regioni, infatti, richiedono una apparato ben consistente e dispendioso economicamente, con esborsi sostanziosi per indennità ai consiglieri regionali e per quant’altro, per poi generare una maggiore disparità tra le varie parti d’ Italia. Il nuovo articolo 114 della Costituzione ha eliminato, invece, la provincia quale ente costitutivo della Repubblica. La soppressione della provincia, almeno a livello costituzionale, pone degli interrogativi: la provincia non è più, dunque, un ente territoriale, bensì semplicemente un ente di area vasta? E, conseguentemente, quale sorte avranno le province di cui alla c.d. legge Delrio e i liberi consorzi comunali siciliani? Perderanno la loro peculiare caratteristica di enti esponenziali di una determinata comunità stanziata su un determinato territorio? Sono questi ed altri gli interrogativi che oggi si pongono a livello accademico, ma che domani si porranno in termini pratici in conseguenza della soppressione di questo ente territoriale intermedio, molto vicino ai comuni e alle relative popolazioni, che preesiste alla regione e che ha assolto bene, nell’insieme, alle funzioni delegategli dallo Stato e dalla Regione.
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Avv. Nando Gambino
Coordinatore Nazionale
“Comitato NO alla riforma costituzionale”
in seno al MSFT