Che sotto l'obelisco di Mussolini al Foro Italico, allora Foro Mussolini, eretto nel 1932, fosse stata sepolta una scatola di metallo, contenente alcune monete d'oro e, soprattutto, un documento in cui si riassumono, in toni elogiativi, le imprese del fascismo era cosa nota da tempo.

Molta era la curiosità di conoscere il testo documento, ma per soddisfarla non si poteva certo abbattere un obelisco da 300 tonnellate. Ora, finalmente, due studiosi, il tedesco Han Lamers, della Humboldt-Universität di Berlino, e l'olandese Bettina Reitz-Joose, dell'università di Groningen, attraverso pazienti ricerche in archivi e biblioteche romane, sono riusciti a ricostruire in modo attendibile quello che Mussolini volle fosse scritto a futura memoria.

La retorica fascista, che amava ispirarsi all'impero romano, di cui al tempo ci si illudeva di poter ripetere i fasti, fece sì che il testo fosse stilato in latino ed il compito fu affidato ad uno studioso dell'antichità classica, Aurelio Giuseppe Amatucci.

Il documento, scritto su pergamena, si compone di 1200 parole ed è suddiviso in tre parti.

La prima è un racconto delle origini del fascismo e della salita al potere di Mussolini, dipinto come colui che salvò il paese ormai sull'orlo dell'abisso, alla fine della prima guerra mondiale, rigenerandolo grazie al suo acume e al suo decisionismo. Il duce viene presentato non solo come una sorta di nuovo imperatore romano, ma anche come il salvatore del popolo italiano, usando toni biblici.

La seconda parte tratta delle organizzazioni giovanili fasciste, che al Foro Italico avevano la loro sede centrale, e delle iniziative del partito a favore dei giovani.

La terza, infine, riguarda la costruzione del Foro Italico e l'erezione dell'obelisco.

Insieme al documento ci sarebbe anche una medaglia in cui è ritratto il duce con sulla testa una pelle di leone. C'è da crederci.

L'uso del latino, secondo i due studiosi, che hanno pubblicato il risultato della loro ricerca in un libro intitolato "Codex Fori Mussolini", va visto anche nell'ottica dell'intenzione da parte dei fascisti di farlo diventare la lingua internazionale, un tassello importante di un progetto più ampio mirante a costituire un'Internazionale Fascista da contrapporre a quella comunista.

Il linguaggio utilizzato sembrerebbe riecheggiare quello delle Res Gestae divi Augusti, che lo stesso imperatore romano scrisse prima della sua morte, per ricordare le opere compiute nella sua carriera politica.

L'aspetto ironico della vicenda, come ha fatto notare Bettina Reitz-Joosse, è che la scoperta del documento presuppone la caduta dell'obelisco e, quindi, del regime, un'eventualità che evidentemente i fascisti avevano già preso in considerazione.