Dopo che il 14 settembre, il dipendente della centrale acquisti Consip Marco Gasparri è stato giudicato colpevole di esser stato corrotto dall'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, sulla vicenda del mega appalto da 2,7 miliardi è iniziata una campagna di controiformazione mirata a convincere l'opinione pubblica che tutto sarebbe stato architettato per creare un complotto, o addirittura un colpo di Stato, la cui vittima sarebbe Matteo Renzi.


Eccone l'ulteriore conferma da parte di David Ermini, parlamentare, ex responsabile giustizia del Partito Democratico.

«Secondo me è evidente che ci sia stato un bersaglio... l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ci si chiede, allora, chi lo volesse colpire.
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Quello che ci viene raccontato è un atto gravissimo, una caccia all’uomo! Dobbiamo capire perché e chi l’ha scatenata: un compito che non spetta alla politica ma alla magistratura, che ci sta lavorando con grande dedizione.
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È grave il tentativo di attaccare un organo dello Stato come il capo del governo


Come si può capire, leggendo le dichiarazioni di Ermini, non ci sono dubbi per i democratici che il complotto esista. A ribadirlo contribuiscono anche le dichiarazioni di un altro esponente PD, Emanuele Fiano, deputato e responsabile nazionale del partito con delega alle Riforme, smorzate però dall'uso del condizionale a supporto della bandiera del garantismo.

«Gli esiti saranno stabiliti da chi è chiamato a dover fare chiarezza, ma sarebbe gravissimo se venisse confermato quanto ha denunciato al Csm la pm di Modena, Musti. Pubblici ufficiali dell’Arma in possesso di strumenti di indagine così rilevanti avrebbero tramato per colpire e rovesciare il nostro ordine democratico.
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«Dichiarazioni molto gravi [riferite al colonnello dei carabinieri De Caprio, che ha accusato la politica di essere una lobby che da anni cerca di sfruttare il popolo italiano, ndr] soprattutto perché esposte a mezzo stampa e non attraverso gli organi preposti [e quali dovrebbero essere?, ndr]. Ma il nostro compito, anche come Pd, è di impedire che queste notizie portino a screditare l’intera Arma dei carabinieri o la magistratura