«L'hotspot è una riedizione in brutta copia dei luoghi di trattenimento di persone. Le Organizzazioni internazionali a tutela dei diritti umani, come anche la Fondazione Migrantes e la Caritas Italiana, hanno già ricordato che i migranti salvati in mare hanno il diritto, sulla base di una storia personale e non di una lista di cosiddetti paesi sicuri, di presentare domanda di asilo e al ricorso se una domanda non venisse accolta. Sulle navi, questo percorso di protezione internazionale non è possibile.»

Questo è quanto ha dichiarato il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, in un'intervista pubblicata questa mattina da Repubblica. E per chiarire ulteriormente il concetto, ha poi aggiunto: «Non è pensabile l'utilizzo di navi destinate al soccorso per far stazionare nel Mediterraneo migliaia di persone in attesa di una non precisata destinazione. A meno che le si voglia riportare nei porti della Libia e dell'Egitto, condannandole a nuove forme di sfruttamento».

In sostanza una bocciatura del piano Renzi presentato all'Europa che prevede l'isituzione di hotspot in mare per identificare i migranti.

Per monsignor Galantino le morti in mare sono «uno schiaffo alla democrazia europea. Purtroppo, non si è avuto il coraggio di creare canali umanitari, previsti dal diritto internazionale, verso i Paesi disponibili all'accoglienza, per favorire partenze in sicurezza ed evitare violenze, sfruttamento e morti».

Qual è la strada alternativa che suggerisce la Cei? «Favorire sul territorio un'accoglienza diffusa, fino a valutare anche un rientro assistito in patria» grazie alle microrealizzazioni, 1000 che la Cei pensa di realizzare. «Un conto è riempirsi la bocca per aiutare le persone a casa loro e un conto è realizzare, grazie anche a una rete di centinaia di associazioni e ong cattoliche riunite nella Focsiv da 40 anni, concreti progetti di cooperazione internazionale nei Paesi d'origine dei migranti.»