Dopo che il Consiglio dei ministri straordinario del governo spagnolo si è riunito alle 10, Mariano Rajoy ha atteso fino alle 13:25, con circa mezz'ora di ritardo rispetto a quanto annunciato, per presentarsi in conferenza stampa ed annunciare i provvedimenti presi per ristabilire la legalità costituzionale nella regione della Catalogna.

Il Presidente della regione catalana Carles Puigdemont, nel frattempo, è rimasto in stretto contatto con i membri del suo esecutivo all'interno del Palau de la Generalitat in attesa, come tutti, di apprendere le misure che Madrid avrebbe adottato.

Così recita l'Articolo 155 della Costituzione spagnola:

(I) Ove la Comunità Autonoma non ottemperi agli obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi, o si comporti in modo da attentare gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta al Presidente della Comunità Autonoma e, ove questa sia disattesa con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le misure necessarie per obbligarla all’adempimento forzato di tali obblighi o per la protezione di detti interessi.

(II) Il Governo potrà dare istruzioni a tutte le Autorità delle Comunità Autonome per l’esecuzione delle misure previste nel comma precedente.

Dal primo ottobre - dopo lo svolgimento del referendum sull'indipendenza della Catalogna - è andato in scena un tira e molla, con tanto di ultimatum, tra Madrid e Barcellona sulla questione se Puigdemont avesse o meno dichiarato la Catalogna Repubblica indipendente. Giovedì scorso Puigdemont ha risposto che sarebbe stato inevitabile nel caso in cui Rajoy avrebbe applicato l'articolo 155, affermando implicitamente che l'indipendenza non era stata ancora dichiarata. Nonostante questo il premier spagnolo ha comunque indetto per sabato 21 ottobre un Consiglio dei ministri straordinario per applicare l'Articolo 155.

Prima di elencare le misure adottate per ristabilire la legalità nella regione, Rajoy ha ripercorso la vicenda che ha portato all'applicazione dell'Articolo 155, partendo dall'inizio, dalla legge varata dalla Generalitat con cui si annunciava il referendum per l'indipendenza. Nella premessa, Rajoy ha poi sottolineato che il suo governo ha ripetutamente invitato al dialogo Puigdemont che, da parte sua, non ha mai risposto.

Nell'introdurre le misure, Rajoy ne ha giustificato le ragioni con il ripristino della legalità, il ritorno alla normalità e alla convivenza, la garanzia della stabilità economia e lo svolgimento di nuove elezioni, come i 4 obiettivi che stanno dietro all'applicazione dell'Articolo 155.

La prima misura indicata è quella di sciogliere il governo ed indire - quanto prima - nuove elezioni in un arco di tempo non superiore a 6 mesi. Puigdemont, Junqueras e i loro consiglieri non avranno più alcun potere decisionale.

Il Parlamento continuerà ad esercitare la propria funzione rappresentativa, ma non potrà promulgare leggi contro il dettato della Costituzione spagnola.

Per Rajoy non viene sospesa l'autonomia e neppure l'autogoverno della Catalogna.

L'amministrazione ordinaria della Generalitat proseguirà sotto il controllo delle autorità designate dal governo spagnolo. Questo riguarderà anche i mezzi di comunicazione pubblici TV3, Catalunya Radio e ACN che saranno sotto il controllo di Madrid.

Il premier spagnolo ha ribadito che con queste misure non si sospende l'autonomia e neppure l'autogoverno della Catalogna, si recupera la legalità costituzionale della regione. Inoltre, i provvedimenti sopra elencati sono stati approvati anche dal PSOE e da Ciudadanos.

Le misure dell'Articolo 155 diverranno operative nel momento in cui il Senato, che in Spagna si occupa delle questioni regionali, le approverà dopo averle discusse nella prossima seduta.

Nel caso in cui Carles Puigdemont dichiari, come promesso, l'indipendenza, il capo della procura nazionale José Manuel Maza ha già anticipato che accuserà formalmente il presidente del governo catalano del reato di ribellione, crimine che può essere punito con sanzioni che oscillano tra i 15 e i 30 anni di carcere. L'accusa potrebbe essere estesa a tutti i membri del governo e ai membri del Parlamento.