Perché a Bloomberg L.P. interessa intervistare Di Maio? Perché Di Maio banchetta con la Commissione Trilaterale? Perché Grillo riceve diversi inviti dall'Ambasciata Usa? Perché un movimento di puri e duri, da sempre schierato contro lobbisti e massoni,  ora, tramite i suoi rappresentati, intreccia rapporti con il presunto nemico? Con interviste rilasciate a potenti multinazionali dell'informazione?

Ora anche Cesare Romiti,  ex uomo di Enrico Cuccia (forse il più importante banchiere e rappresentate della finanza della seconda metà del Novecento, un principe dei poteri forti, tanto per intenderci), tramite le pagine del Corriere della Sera, loda il M5S.

L'ex manager Fiat, così ha affermato: «Una forza di cambiamento, di movimento. Eravamo fermi, ci hanno dato una scossa. Vedo aspetti positivi. Infatti, anche se stanno facendo un sacco di errori, non perdono voti; perché dietro hanno la rabbia della gente».

Perché questo movimento non dice mai una parola, tranne in qualche timida sceneggiata,  contro l'invasione in corso da parte delle masse provenienti dall'Africa?

L'analisi che esce dai mail hackerati di George Soros, il miliardario americano, fondatore della Open Society Foundations, paladino e propulsore di questa immigrazione, indica il M5S come un partito NON pericoloso.  Benché i Cinque Stelle siano annoverati tra i populisti, non si oppongono all'immigrazione selvaggia.

Nel frattempo Nigel Farage, compagno di strada e alleato di Grillo al Parlamento europeo, che, come linea politica, ha sempre sostenuto di essere contro l'immigrazione indiscriminata, contro  l'Unione Europea (istituzione antidemocratica!) e contro l'Euro (una camicia di forza che ha condannato a morte la Grecia e tra poco  lo sarà anche l'Italia), è stato dimenticato e possibilmente disconosciuto dal M5S.

L'oggetto e le finalità del "non statuto" del  M5S fanno di questo "non partito", così strutturato e organizzato, un movimento che non può dare delle risposte ai bisogni di una società. Non può essere in grado di governare un paese.

Onestà, onestà è il cavallo di battaglia di Di Maio e compagni, come se l'onestà (condizione imperativa nei rapporti umani a prescindere), fine a se stessa,  fosse la sola offerta politica per risolvere i problemi . E questa onestà viene onorata, quando ci si candida a sindaco, di una città catastrofica come Roma, non avendo esperienza e le competenze per farlo?

Adesso Grillo ha anche "assunto" un ex Pd, Andrea Mazzillo, come assessore al bilancio alla corte di Virginia Raggi. L'ultima spiaggia, dopo tanti flop, dimostra l'inesperienza, la presunzione e l'ignoranza dei pentastellati.

 “Non sarà mica un reato, anch’io ho avuto la tessera del Pd, non ve lo ricordate? si giustifica il comico.

Chissà se la candidatura di Andrea Mazzillo sarà passata tramite il sito  www.movimento5stelle.it come prevede il regolamento per tutte le candidature.

Anche il comportamento di Grillo, nei confronti di Pizzarotti, ha dimostrato che non c'è molta differenza tra un "garante" e un "presidente del consiglio". La stessa arroganza, le stesse battute taglienti, lo stesso disprezzo.  Il comico non fa prigionieri. Il ritorno al giacobinismo. Forse anche in maniera peggiore rispetto a quanto ci ha fatto vedere fin qui, il segretario del PD, Matteo Renzi.

Un leader politico così fa ribrezzo, genera inquietudine.  Per l'autoritarismo esercitato. Lo testimoniano le espulsioni a raffica di decine di parlamentari. Ricordano il "tribunale della santa inquisizione" (con debita proporzione, s'intende) quando la chiesa condannava le persone per "eresia", perché si opponevano ai dogmi della chiesa stessa. Più o meno come è avvenuto con "Pizza", anche se il sindaco di Parma ha preferito andarsene prima del giudizio divino. Dopo una lunga sospensione.

Allora c'era il Grande inquisitore, oggi c'è il Garante inquisitore.