In base al rapporto dell'ONG americana Tent, reso pubblico mercoledì scorso, l'Europa, a prescindere da qualsiasi considerazione di ordine morale, può ottenere benefici dal fenomeno dell'immigrazione su un piano strettamente economico.

E' stato calcolato che ogni euro speso per accogliere i richiedenti asilo ne può portare due nel giro di cinque anni.

L'autore di questo studio, Philippe Legrain, già consigliere economico di José Barroso, nel periodo in cui questo era presidente della Commissione Europea, giunge a queste conclusioni in un documento di 77 pagine, che sostanzialmente conferma previsioni già fatte dal Fondo Monetario Internazionale e dal Brooking Institute e smentisce le conclusioni dei tanti movimenti xenofobi.

Legrain calcola che il costo di un rifugiato per gli stati europei oscilli fra gli 8000 e i 12000 euro all'anno. Una stima del Fondo Monetario valuta che il sostegno finanziario ai richiedenti asilo finisca per pesare sul debito dei paesi dell'Unione Europea, da qui al 2020, per 68 miliardi di euro. Ma contribuirebbe, nello stesso periodo, ad un incremento del prodotto interno lordo pari a 126,6 miliardi, con un saldo chiaramente positivo.

Questo sarebbe da attribuirsi soprattutto al contributo che i rifugiati darebbero all'aumento dei consumi, il cui calo è alla base della crisi dell'economia europea. Ma i nuovi arrivati sarebbero anche più intraprendenti rispetto agli abitanti di un paese, se è vero che in Gran Bretagna un'impresa su sette è stata costituita da un immigrato, che si valuta sia due volte più incline a svolgere un'attività autonoma rispetto ai residenti, come risulta da uno studio del 2015 del britannico Centre For Entrepreneurs.

I nuovi arrivati, spesso giovani, costituiscono un beneficio anche sotto il profilo demografico, considerando che l'età media nei paesi europei è cresciuta molto negli ultimi anni. Il versamento dei contributi da parte dei rifugiati eviterebbe il collasso del sistema pensionistico di molti paesi.

Gli immigrati non portano via posti di lavoro, dal momento che in genere sono costretti a svolgere attività socialmente poco gratificanti. Questo indurrebbe i residenti a qualificarsi per lavori che richiedono una maggiore professionalità e che garantiscono salari più alti.

Quindi, l'arrivo dei rifugiati dovrebbe migliorare la mobilità professionale e aumentare il reddito medio dei lavoratori locali, come è già accaduto in Turchia. Uno studio della Banca Mondiale e del Boston College del 2014 rivela che in Turchia i rifugiati siriani avevano preso, in agricoltura, il posto delle donne, cui erano affidati compiti da braccianti. Queste sono state costrette a cercarsi dei posti di lavoro più qualificati ed il loro livello di vita è molto migliorato.

Uno scenario simile, però, si potrà concretizzare solo a patto che l'Europa applichi delle misure che facilitino l'integrazione dei richiedenti asilo e consentano loro un rapido accesso al mercato del lavoro. Questo, però, non sembra al momento far parte dell'agenda dei governi europei.