Ci siamo: la Fiom in Fca, contrattare il domani. Questo, il titolo di un assemblea organizzata il 21 aprile a Napoli da Fiom-Cgil per parlare del futuro di Fca e delle possibili conseguenze sui siti produttivi campani.

Qualche tempo fa, l'amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, ha annunciato che la produzione della Panda non si farà più negli stabilimenti di Nola e Pomigliano d'Arco, perché sarà traferita in Polonia. E questo dal 2018.

Tutto ciò non sarebbe un problema se Marchionne avesse detto che cosa verrà prodotto a Nola e Pomigliano a partire dal 2018. Ma non lo ha detto, annunciando genericamente la produzione di auto di fascia più alta. Inoltre, non bisogna neppure dimenticare che cambiare la produzione di un veicolo può voler dire cassa integrazione per un periodo di alcuni mesi in cui verranno riconvertite le linee di assemblaggio alle necessità delle nuove auto.

A causa di queste incertezze, tanta è la preoccupazione dei lavoratori di quegli stabilimenti. E di questo si è discusso ieri a Napoli, dove erano presenti anche Susanna Camusso e Maurizio Landini.

Maurizio Landini ha detto che «prima di fare mobilitazioni generali vorremmo poter discutere sulle nuove strategie e su cosa succede nella produzione dell'auto e su tutto il settore della componentistica. La produzione dei modelli Panda in Polonia è un tema che dovrebbe essere oggetto di una discussione che coinvolga direttamente il governo e che chiarisca le scelte del gruppo.»

E sulla stessa linea anche l'intervento di Susanna Camusso: «Con industrie di tali dimensioni [riferendosi ad Fca], in altri paesi parlano i governi. Quello che manca in Italia è una strategia. E allo stesso tempo serve un piano industriale specifico per Fca. Due temi collegati per i quali non c'è un tempo infinito. Di lavoro da fare ce n'è molto.

Non c'è dubbio che gli operai siano preoccupati, come dobbiamo essere seriamente preoccupati per le alleanze internazionali che si stanno determinando in particolare in Europa rispetto alle quali Fiat è esclusa. Come sempre, si pone un tema al quale Fiat è sfuggita, cioè quale sia il piano industriale, quali sono i modelli che si produrranno.»

Ed in questi anni Fiat prima ed Fca adesso hanno fornito ai governi italiani che si sono succeduti dei piani di sviluppo scritti su un singolo foglio di carta, hanno portato via dall'Italia le aziende ed hanno smantellato alcuni siti produttivi. In pratica, dopo esser stata finanziata e salvata più volte con il denaro dei contribuenti italiani, Fiat ha salutato l'Italia con il gesto dell'ombrello ed i vari governi, per ultimo quello Renzi, hanno applaudito e ringraziato.

L'incontro di ieri organizzato a Napoli da Fiom-Cgil vuole evitare che quanto accaduto in passato si ripeta nuovamente. Ma è possibile che il governo Gentiloni sia in grado di imporsi e di pretendere che Fca faccia chiarezza? Solo a scriverlo pare incredibile...