Antefatto. Bruno Rota, direttore generale di ATAC (l'azienda che si occupa del trasporto pubblico a Roma), rilascia pochi giorni fa un'intervista al Corriere della Sera, denunciando che l'azienda che lui dirige è sull'orlo del fallimento, oberata dai debiti.

Bruno Rota non era finito a dirigere ATAC per uno scherzo del destino, ma perché a tale incarico era stato selezionato dalla stessa giunta capitolina, proprio per quanto da lui fatto in passato con il risanamento di ATM, l'azienda di tasporti di Milano.

Letta l'intervista, Enrico Stefàno (vice presidente vicario dell'Assemblea capitolina e presidente della III Commissione Capitolina, quella relativa alla Mobilità cui fa capo ATAC) si adombra e su facebook replica a Rota dicendo che "magari in questi primi tre mesi poteva cominciare a dare dei segnali, ad esempio rimuovendo i dirigenti responsabili di questo disastro o quelli completamente inutili, come lo abbiamo invitato a fare più volte. O avviando le procedure per rendere più moderno ed efficiente il sistema di bigliettazione e aumentare così la liquidità di cui l'azienda ha tremendamente bisogno."

Rota lascia l'incarico e lancia accuse pesanti a Stefàno, dicendo che gli avrebbe segnalato le soluzioni della società Conduent Italia, che si occupa di bigliettazione, invitandolo più volte ad incontrarne i dirigenti. In pratica, secondo Rota, dietro la segnalazione di Stefàno si nascondeva un suo tornaconto personale. Non solo, Rota ha pure aggiunto che Stefàno e "non solo lui" gli avrebbe parlato di giovani da promuovere.

A questo punto, non poteva mancare la contro replica di Stefàno: "Né io né i miei colleghi, per quanto mi consta, abbiamo mai sollecitato promozioni, chiesto assunzioni o spostamenti, proposto collaborazioni.
Chi mi conosce, chi lavora con me, sa che ho sempre e solo esercitato i poteri di indirizzo del socio unico attraverso la commissione che presiedo. In massima trasparenza e onestà. Alla luce del sole.
Invito pertanto il dott. Rota a scusarsi per una contestazione infondata."

La polemica finisce qua? E come avrebbe potuto essere. Un caso del genere è un manifesto elettorale, l'occasione delle occasioni, ciò che sta alla base dell'esistenza stessa del Partito Democratico di Renzi: dimostrare che anche i portavoce del Movimento 5 Stelle sono in tutto e per tutto come gli altri politici! Le dichiarazioni di Rota ne sarebbero la riprova.

Quindi, quale poteva essere la logica conseguenza di tutto ciò? Che Renzi, notoriamente garantista per le vicende che riguardano le persone a lui vicine, a cominciare dai propri familiari, e che per tale motivo afferma che prima di accusare qualcuno devono essere le sentenze a parlare (peraltro sentenze definitive, di terzo grado), stavolta garantista non lo è stato.

Infatti, come riporta l'agenzia Ansa, durante una presentazione del suo ultimo libro sulla costiera amalfitana, Renzi ha dichiarato: "Nell'azienda dei trasporti di Roma i grillini, che dovevano fare la rivoluzione, invece fanno come gli altri, anzi peggio: raccomandando gli amici degli amici. Noi non prendiamo lezioni di moralità da quelli che hanno due morali!"
Evidentemente, stavolta, Renzi non ha ritenuto necessario che fosse la magistratura a verificare i fatti. Lui sa già come si sono svolti.

Questa dichiarazione non è sfuggita a Virginia Raggi che su facebook ha dichiarato: "Nessuno del MoVimento 5 Stelle ha mai fatto raccomandazioni per amici, amici degli amici o parenti. Stefàno si è sentito diffamato dalle affermazioni di Rota, riprese poi dal Pd, e lo ha querelato. L'unico messaggio che Stefàno ci ha detto di aver mandato all'ex Dg riguarda la segnalazione di una azienda di bigliettazione con tecnologie innovative. Nient'altro, e per la massima trasparenza lo pubblicherà sulla sua pagina Facebook.

Se a qualcuno risultano altre circostanze come raccomandazioni, pressioni o richieste gradiremmo che fossero pubblicate immediatamente per poter prendere immediati provvedimenti. Qui non facciamo sconti a nessuno. [...]

Come sempre andremo avanti... Le polemiche create dai giornali sono l'ultimo dei nostri interessi, ma se il segretario del Pd ci diffama è un'altra storia: Renzi sarà querelato e dovrà rendere conto delle sue parole."

E così, anche stavolta, siamo arrivati alla denuncia. Le dichiarazioni di Rota possono essere vere, ma devono essere dimostrate. Per quanto riguarda la segnalazione di un'azienda che possa offrire servizi che consentano probabilmente efficienza e risparmio al direttore generale di ATAC non è detto che ciò implichi una possibile concussione o una possible corruzione. Stefàno ha la responsabilità di ATAC e aiutare le decisioni del direttore generale non è sbagliato a prescindere.

Pertanto, come già ricordato numerose volte in precedenti occasioni dallo stesso Renzi, prima di accusare qualcuno è necessario che ci sia una sentenza definitiva a decretare o meno una colpa. Probabilmente, però, ciò non deve riguardare il Movimento 5 Stelle.