Parlare di Montanelli mi risulta alquanto difficile; cosa dire che non sia già stato detto o scritto? Per quelli della mia generazione, Indro è stato Maestro e - insieme a Biagi per altri versi - capostitpite di un nuovo modo di essere e fare il giornalista.

Oppure, per meglio dire, è stato chi del giornalismo - vivendolo fino al midollo - ha riportato in essere la vera essenza di questa professione, troppo spesso asservita a poteri politici ed economici che ne precludono ogni obiettività.

Straordinario quel suo modo di scrivere, limpido, concreto, qualcosa che va dritto al nocciolo, senza tanti giri di parole. E che ha espresso in ogni dove - dal corsivo pungente all'editoriale, al semplice articolo di cronaca come nei suoi libri. E ogni volta che la penna si posava sul foglio, immancabilmente chi leggeva veniva rapito.

Ma quel che più conta, in questa professione maledetta, è che il lettore, una volta terminata la lettura, abbia dentro sè la voglia di riflettere, di andare oltre, sia che abbia condiviso la linea di pensiero espressa o che questa non gli si confaccia in alcun modo.

Bellissimo il titolo di questa filmbiografia di Samuele Rossi, sembra quasi evocare la leggerezza e la facilità della scrittura di Indro (mai banale però), un fluire a volte placido a volte irruento che è diventato uno spaccato della nostra storia del '900.

In onda domani sera, ore 21.00 - su Sky arte: da non perdere, per ricordare o per scoprire cosa significa davvero essere giornalisti.