Sonia Viale, avvocato, deputato nella XII Legislatura, ricopre vari ruoli tecnici nelle istituzioni, fino ad essere nominata sottosegretario di Stato all’Interno dall'allora ministro Maroni per cui aveva già svolto il ruolo di capo segreteria tecnica.

Nel 2012 Sonia Viale diventa segretario nazionale della Lega Nord Liguria ed a maggio 2015 viene eletta consigliere regionale nel listino del Presidente Giovanni Toti e designata vicepresidente della Giunta della Regione Liguria.

Perché tale premessa? Perché Sonia Viale ha presentato una proposta per vietare l'accesso in tutti gli uffici pubblici regionali della Liguria a chi indossi burqa e niqab. Nel divieto sono inclusi anche ospedali e, in generale, qualsiasi struttura sanitaria regionale.

Il motivo di tale decisione è partita dal gruppo consiliare della Lega con l'intento di bloccare la discriminazione delle donne. Secondo il vicepresidente Viale, uno dei simboli della discriminazione femminile è il burqa, simbolo della mancanza di democrazia in paesi dove, tra l'altro impera il fanatismo religioso.

«Per tale motivo - ha proseguito Sonia Viale - nella prossima giunta della regione Liguria sarà presentata una delibera in cui si disporrà il divieto di ingresso alle persone che indossassero il burqa nelle strutture sanitarie, con la possibilità di estenderlo ad altri luoghi che valuteremo, soprattutto quelli che avranno accesso da parte dl pubblico.»

In un comunicato rilasciato dall regione Liguria, il presidente Giovanni Toti, Forza Italia, ha confermato le parole dalla collega leghista, dichiarando: «Il burqa è il peggior simbolo della sottomissione della donna all’uomo e la vigilia dell’8 marzo ci sembrava un buon giorno per dire che chi vive in Italia almeno le minime regole di uguaglianza tra uomo e donna le deve saper cogliere e rispettare. Questo regolamento verrà applicato non solo nelle strutture sanitarie ma in tutti gli uffici pubblici regionali della Liguria.»

Toti ha poi proseguito affermando: «Non ritengo che questa norma abbia un profilo di incostituzionalità perché già oggi esiste una legge dello Stato che vieta ai cittadini di andare in giro con il volto coperto o travisato. Semmai sarebbe incostituzionale il contrario, una diseguaglianza contraria al diritto. È una norma che risponde anche a un elementare principio di sicurezza in un momento in cui il terrorismo minaccia il nostro paese e il mondo.

È ovvio - ha proseguito il governatore - che le cure verranno sempre garantite, come previsto dalla nostra Costituzione: il diritto alla salute è prioritario e assoluto. Chi afferma che con questa norma si neghino le prestazioni sanitarie dice una grande idiozia e si abbassa alla più vile strumentalizzazione offendendo tutta la categoria degli operatori sanitari.

Si tratta, invece, di stabilire un principio - conclude - per cui chi vive in una moderna democrazia come l’Italia, dove i diritti degli uomini e delle donne sono uguali per legge, non può nascondere il proprio viso, rendendosi così non identificabile o riconoscibile, ma si deve adeguare alle nostre regole.»

L'iniziativa, propagandata in occasione dell'8 marzo vuole assumere un carattere simbolico nei confronti della donna e dei suoi diritti, non consentendole di vestirsi come meglio crede in base alle proprie tradizioni e alle proprie convinzioni, ma dando per scontato che il burqa possa essere solo un'imposizione del marito o della famiglia a cui la donna deve sottomettersi senza discutere. Può essere sicuramente così.

Ma dato che esistono anche i proverbi nati dal pragmatismo e dall'esperienza popolare che spesso ci offrono idee e insegnamenti, perché non ricordare anche che "la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni"?

Quindi, se uno pensasse che questa decisione possa essere discriminatoria in base a finalità politiche rivolte a rinsaldare l'alleanza Lega Forza Italia sia a livello locale che a livello nazionale, può avere ragioni da vendere.

Inoltre, questa iniziativa, che quasi sicuramente verrà rilanciata e ripresa da altre amministrazioni di destra, sarà la prima per lanciare la campagna dell'ideale sovranista che caratterizzerà il populismo nazionalista gli schieramenti di destra che si presenteranno alle prossime elezioni politiche.

Quindi, non stupiamoci se qualcuno arriverà poi a sostenere la necessità di mezzi di trasporto riservati a "negri e zingari" o il divieto d'accesso in bar e ristoranti. Naturalmente, tutto ciò sarà legato a motivi di sicurezza, il razzismo non c'entra.